giovedì 18 aprile 2013

Chi sopravvive al cambiamento

Siamo fondamentalmente pigri. Non è che non ci piacciano le novità, è solo che si teme di fare troppa fatica a cambiare un'abitudine, un modo di pensare o semplicemente a fare diversamente da come si è sempre fatto. E ovviamente man mano che passano gli anni ci affezioniamo sempre di più alla nostra routine che ogni piccolo cambiamento diventa traumatico.
Eppure, per quanto ci si possa accomodare sulle proprie posizioni di sempre, risulta enormemente più faticoso stare fermi se tutto ciò che ci circonda cambia a velocità incommensurabile.
Le cose semplicemente cambiano, la tecnologia ci apre scenari impensabili nel giro di pochissimi anni, e cambiano, si rivoluzionano le regole del gioco, le possibilità, le opportunità. Gli anni passano e così anche noi cambiamo, cresciamo, possiamo cambiare alcune idee, altre mantenerle salde, ma inevitabilmente ci evolviamo ogni istante, senza nemmeno accorgerci.
Per questo restare fermi immobili di fronte al cambiamento richiede il doppio dell'energia, uno sforzo immotivato e uno spreco di risorse folle.
Non ci si può opporre al progresso, nemmeno quando esso assume dei toni negativi e controproducenti. L'unica cosa che si può fare è accompagnare il cambiamento per farne parte, per diventare protagonista, per poterlo gestire meglio e, dove possibile, controllare.
Questo vale ad esempio nel rapporto con la tecnologia, con il pc, gli smartphone, i social network, ma vale anche nell'ambito dell'organizzazione del lavoro, vale nella politica, vale nelle relazioni interpersonali, vale nel rapporto uomo-donna...
Chi si ferma a voler fare le cose come si sono sempre fatte è destinato all'estinzione.
Come diceva Darwin, a sopravvivere è sempre la specie che più si adatta al cambiamento.





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