giovedì 28 marzo 2013

L'ultima fila

Mi è sempre piaciuta molto quella parabola in cui Gesù insegna a mettersi all'ultimo posto (Luca 18,9-14).
Per quanto mi ritrovi spesso a dare l'impressione contraria non sono mai stata una che ama le prime file.

Quando ero piccola me la cavavo discretamente nel disegno. Non ero affatto un genio della pittura, semplicemente trascorrevo molto tempo a disegnare a casa, mi piaceva, mia mamma disegnava insieme a me. Lei avrebbe sempre sognato di studiare arte ma a 14 anni ha dovuto andare a lavorare. Le è rimasta la passione e fin da piccola me l'ha trasmessa.
Così capitava che quando si disegnava a scuola i miei disegni fossero un po' più ben fatti della media dei miei compagni. Niente di che, ma quanto basta per vincere i concorsi di disegno e scatenare l'invidia degli altri bambini che mi accusavano di venir premiata solo perchè ero la figlia del maestro.
Questa cosa andò avanti per tutte le elementari, ogni anno, ogni concorso di disegno, ogni premio. E c'era in me più la sofferenza per l'odio dei compagni che la gioia della vittoria.

Credo che fu allora che inconsciamente decisi di essere una mediocre.
A scuola mi sono sempre impegnata ma mai al massimo. Idem nello sport, nell'arte, forse anche nel lavoro.
A stare in prima fila si finisce col trovarsi da soli, bersaglio dell'invidia e dell'odio delle persone. Mi sono detta allora: "meglio sedersi in un angolino, essere umili. Aspettare che siano gli altri a riconoscere in te un talento". 
Esattamente come il pubblicano della parabola, umiliarsi per primi piuttosto che essere umiliato poi. Mettersi nell'ultima fila ed essere semmai richiamati ad occupare il primo posto.

La verità è che ho fatto pure questo, letteralmente. Ma non è servito ad evitarmi le invidie.
Perchè puntualmente capitavo in prima fila ad alimentare il mio ego malcelato.
Allora la mia regola è diventata " per ogni talento una misura doppia di umiltà".

Ma forse sbaglio ancora. Forse è solo e semplicemente paura.
Forse è solo una vile consolazione pensare che se solo avessi voluto avrei potuto essere un talento della musica, della danza, del giornalismo o della politica. E che se non lo sono è solo perchè io non l'ho voluto e non perchè in realtà sono davvero una persona mediocre.

lunedì 25 marzo 2013

La felicità è armonica

Le cose buone sono armoniche, sono equilibrio, sono pace, sono belle come il canone della bellezza greca.
Le cose buone donano gioia diffusa, calzano a pennello, sono giuste, sono ordinate.
Ogni giorno che passa confermo la mia concezione di felicità come un fluire tranquillo e sereno più che come una fugace fiammata di emozioni forti.
Per giudicare una situazione mi oriento proprio osservando quanto equilibrio mi trasmette e solo se mi prospetta una calma pacatezza di emozioni semplici mi convinco che sia giusta per me.
Non mi interessano i lampi di felicità nel buio, a me piace la luce del sole calda sulla pelle.
La felicità è armonia, è grazia, è pace profonda.