venerdì 10 febbraio 2012

schiavi dello specchio

Il problema sono gli specchi. Aveva proprio ragione quella ballerina intervistata dalle Iene sul problema dell'anoressia. Gli specchi sono maledettamente colpevoli delle fissazioni di noi donne per il fisico. E non é solo una questione di patologie gravi, é un dramma silente che accompagna in modo costante praticamente tutte le donne della cultura consumistica occidentale.

Lo ammetto, non ne sono indenne nemmeno io, anzi.
La mia fissazione per la forma fisica é del tutto lontana dai miei valori, dalla mia formazione umana, dalla razionalità di cui vado invece orgogliosa.
É una debolezza che si è insinuata nella mia testa con il bombardamento della società dell'immagine. Ebbene si, mi è concessa una debolezza? Questa è tutta mia. Me la tengo stretta come un trofeo di guerra per ricordarmi che sono debole, che non posso essere perfetta.

Sono riuscita a difendermi da tanti attacchi ma a questo non ho posto abbastanza resistenza e quindi mi ritrovo anche io come tante a fare sempre il calcolo delle calorie di ciò che mangio, a leggere le etichette di tutto ciò che compro, a combattere sulla bilancia giorno dopo giorno una guerra senza mai fine, ciclica. Davanti allo specchio.

E se semplicemente smettessimo di dialogare con lo specchio? Se non prendessimo come riferimento quell'immagine riflessa che tanto non corrisponde mai alla realtà, e cominciassimo a guardare solo dentro noi stesse?
Se rompessimo tutti gli specchi per farci guardare e giudicare solo da chi ci ama?

È impossibile. La nostra immagine ci perseguita ovunque, il culto della bellezza fisica esteriore e superficiale ci ha avvelenato la mente. Siamo schiavi di uno specchio che riflette la nostra mostruosità.
Non quella sulle cosce, quella che abbiamo dentro.


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giovedì 9 febbraio 2012

La miglior vendetta

Non mi é mai piaciuta la formula del do ut des. Mi hanno insegnato a spendermi al massimo senza mai fare il conto del ritorno. E se aggiungiamo il mio catastrofico rapporto con i numeri ne viene fuori un disequilibrio costante tra l'energia spesa per i progetti, il lavoro, le persone e ciò che ne guadagno in termini concreti.

Non tornano mai i conti. E viene spontaneo chiedersi chi me lo fa fare quel di più? Perché non mi limito a fare il mio e basta, che è già tanto? Perché devo sempre regalare qualcosa in "soraconto"?

Eppure sono convinta che proprio in questo disequilibrio di dare-avere stia la formula vincente nell'ottenere più benefici. Umani, certo, non economici.
Ogni volta che mi metto in gioco oltre quanto richiesto subisco delle delusioni e sono tentata dall'arrendermi di fronte all'ennesima prova.

Ma la mia esperienza é testimonianza di come sia invece proprio quello il momento di spendermi ancora di più, di rimettermi in gioco ancora una volta, di dare un'altra possibilità a chi mi ha ferito o deluso.
Perché arrendersi è facile, ma saper porgere l'altra guancia ha un che di eroico, di divino. E' in questo che sta la grande forza dirompente della logica cristiana dell'amore.

Donare e donarsi in modo disinteressato e un'arma potente che scombina tutti i calcoli, rimescola le carte e ti consente di vincere davvero senza alcuna vendetta.

O meglio, con la miglior vendetta: il perdono.



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lunedì 6 febbraio 2012

Donna di casa, donna di mondo

La mia mutata vita domestica mi assorbe energie e tempo in modo del tutto nuovo. Così tra la biancheria da stendere, le camicie da stirare, il mocio e la scopa da passare, la spazzatura da portare giù e soprattutto lo spignattamento a cui mi sto dedicando con umile devozione... alla fine passano i mesi, sono successe un sacco di cose e la scrittrice si è tramutata in robot da cucina.

Mi piace esplorare questa nuova dimensione. Il ruolo della donna di casa ha per me un fascino antico e controverso, rappresenta un insieme di stereotipi contro i quali in parte combatto e che in parte mi seducono. Incarna un passato che mi appartiene di dna, lascia degli spiragli di riflessione su quello che sarebbe potuta essere la mia vita se avessi fatto scelte diverse dal matrimonio, se avessi messo al primo posto il mio lavoro e la mia passione per i viaggi, se non avessi intrecciato la mia vita con Marco e l'avessi magari spesa a fare la missionaria in qualche angolo di mondo... o chissà...

Di fronte a qualsiasi "se" continuo a confermarmi di aver imboccato la strada giusta per me. E lo dico con convinzione perchè più passa il tempo più il mio percorso si dirama per poi tornare incredibilmente a riportarmi esattamente lì dove avevo sognato inizialmente di essere.
Non avrei mai immaginato me stessa dedicarmi alla mia casa e alla mia famiglia con questa dedizione eppure devo ammettere che questa nuova dimensione sta suscitando in me nuovi punti di vista impensabili.

Come a dire che la donna di casa si sta prendendo cura della scrittrice, della giornalista, della sognatrice molto meglio di quanto la scrittrice, la giornalista e la sognatrice avrebbero mai potuto immaginare.

La donna di casa sta preparando la valigia alla donna di mondo.

I miracoli del multitasking femminile.