sabato 28 aprile 2012

HoneyUSA: Niagara Falls

31 luglio 2011. Niagara Falls

Niagara Falls, Canada. L'autista del pulmino che ci ha portato stamattina da Toronto alle cascate del Niagara era una specie di pakistano che parlava un inglese molto buffo e ogni volta che prendeva il microfono per illustrare le bellezze turistiche del panorama noi due ci scompisciavamo come due adolescenti in gita delle medie dietro i sedili del bus. Che bauchi.
Insieme a noi altri turisti, americani, che non facevano che fotografare ogni cosa, dalla fermata per la pausa pipi allo spiazzo che dava sulla foresta... tipo giapponesi a Venezia. Due ore di viaggio filate e poi nelle ultime due ore una decina di  fermate. Su e giù dal pulmino a vedere cosa? Io e Marco ci guardiamo: ma cosa c'è da vedere? Boh. Risate. Gli altri si fanno migliaia di foto in posa con questo paesaggio non meglio precisato alle spalle. Altre risate.

(Piccolo appunto coniugale: quando trovi la persona con cui condividere una vita non è sempre tutto perfetto e idilliaco, ma capisci che al tuo fianco hai la persona giusta proprio quando ti rendi conto che è proprio lui il tuo compagno di viaggio, il compagno di risate, il compagno di vita. E ci sono dei momenti forse banali ma che ti fanno capire questo, che ti fanno pensare che non hai nessuna età e che vorresti trovarti in quella situazione anche tra 20 o 50 anni... Le nostre risate nascosti dietro i sedili del bus: ecco uno di quei momenti!).

Una delle fermate è alla graziosissima cittadina di Niagara-on-the-lake, dove ci siamo fatti un salto nel passato sette-ottocentesco della East Coast. La cittadina è uno dei più begli esempi conservati dell'epoca. Sembra di stare dentro un film, tutto colorato, pieno di fiori e casette basse. Un fantastico  negozio di cappelli (dove vendono anche i cappelli originali di Indiana Jones) e poi diverse botteghe di dolci, quelle da film con il pasticcere che lavora in vetrina. Il primo negozio che assomiglia a una pasticceria che vediamo negli States. Questa pittoresca cittadina era la capitale britannica dell'Alto Canada a fine 700, e molti dei suoi abitanti erano lealisti che morirono durante la guerra di indipendenza. Insomma un po' di storia. Finalmente. Una tappa che meritava davvero, questa. Piacevolissima. Passeggiare per la via principale dopo giorni di grattacieli e traffico ci ha fatto assaporare un po' estetica europea. Una nuotata tra i colori e quella "misura d'uomo" che a New York ci era mancata tanto.

Ripartiamo in direzione delle cascate. Una strada serpeggia lungo il bosco fitto. Stiamo raggiungendo il confine con gli Stati Uniti e le cascate. Dicono che si senta il rumore in lontananza ma noi siamo dentro un pulmino quindi... niente magia. Girato l'angolo si apre la valle delle cascate, ma prima delle cascate si vedono gli alberghi, orrende costruzioni anni 80 che deturpano il paesaggio in modo vergognoso.

Acque Tuonanti, come veniva chiamata questa località nella lingua dei nativi iroquesi, sarebbe un posto spettacolare immerso nella natura, che dà tutta l'idea della potenza della terra, dell'acqua, uno scenario spettacolare ...se non fosse per le tonnellate di cemento arrampicate sulla riva. 52 metri di salto, la più grande cascata del Nord America. Bellissima. Una grande emozione passarci vicino con il mitico battello "Maid of mist". Dopo due ore di coda ti consegnano un bellissimo poncho impermeabile e poi via con questo battello che man mano che ti avvicini sembra sempre più piccolo rispetto all'imponenza della cascata. E poi a un certo punto un tuffo in una nuvola di pioggia fina che ti fa mancare il respiro.
Nel giro di 10 secondi tutto è finito, ne esci fradicio e felice come un bambino in una giostra.
Un assaggio di cascata e ti senti un po' Pocahontas.

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venerdì 27 aprile 2012

HoneyUSA: Lo zio d'America

30 luglio 2011 - New York to Toronto

Non potevamo, proprio non potevamo passare per gli States e non andare a far visita allo zio Luigi a Toronto. Fratello della mia nonna paterna lo zio Luigi compie quest'anno 90 anni e vive a Toronto da quando trent'enne se ne andò da Venezia per cercare lavoro nei cantieri navali di questa nascente città canadese.
Lucido e arzillo come se gli ultimi 20 anni li avesse trascorsi a giocare a golf (appunto) lo zio Luigi ci ha accolto a braccia aperte nella sua casetta in un quartiere residenziale della periferia di Toronto e non ha voluto sentir ragioni che dormissimo in albergo. Tanto lui in quella grande casa vive ora tutto solo e di camere libere ne ha.
Toronto. Ad appena due ore di volo da NY, questa grande città canadese affacciata sul lago Michigan l'abbiamo vista solo dal finestrino del taxi e dalla finestra della villetta dello zio. Abbiamo trascorso tutta la giornata insieme a lui oggi, a sentire i suoi racconti, a cucinare insieme per la cena e a ripercorrere insieme a lui una storia che milioni di italiani della sua generazione hanno vissuto. Lo zio, che sarebbe lo zio di mio papà, vive solo da 15 anni, da quando se ne è andata la moglie, anch'essa italiana di origine. Sono tanti gli italiani che vivono in questa città, molti in questo quartiere. Tanto che lo zio fa parte di un coro che canta canzoni popolari abbruzzesi e va a messa nella chiesa cattolica qui vicino dove celebrano la messa in italiano. (Ci siamo andati insieme, in macchina. E lui guidava!).

I suoi figli vivono a 40 minuti di macchina da qui. E lui è contento perchè sono "vicini".
Lo zio Luigi venne qui a cercare qualcosa di meglio. Non è fuggito dalla fame e dalla miseria, perché a Venezia negli anni 40 era certo più dura di adesso ma non si moriva di fame. Ma era appena finita la guerra e lui era costretto a fare due lavori per campare. I miei nonni hanno deciso di restare e alla fine tra tanti sacrifici a loro non è andata poi così male. Hanno lavorato una vita, avuto famiglia e figli e pur senza troppi agi hanno comunque avuto una vita serena. Lo zio però giustamente dice che all'epoca non poteva sapere che in Italia le cose sarebbero migliorate e non appena sentì che al di là dell'oceano c'era un'opportunità di lavoro non ci pensò due volte e partì lasciando qui i genitori, i fratelli e gli amici. E una moglie con un bambino piccolo.
Stette via dei mesi senza far ritorno a casa e all'epoca mica c'era skype (cosa che invece oggi usa molto bene...). Poi il lavoro laggiù divenne una sicurezza e prese la difficile decisione di trasferirsi con l'intera famiglia definitivamente a Toronto. Una decisione che la zia non ha mai condiviso e che ha fatto molta fatica ad accettare. Io e Marco ascoltavamo oggi le sue parole come due bambini e ci immaginavamo noi due, alle prese con una scelta simile. Situazione tra l'altro non così remota....

Quando ero piccola e a Venezia mi raccontavano di questo zio emigrato in America che viveva in una villa, che giocava a golf e che trascorreva l'inverno in Florida a casa della figlia che aveva sposato un informatico miliardario. Immaginavo una vita di lussi e agi e un po' invidiavo i miei lontani cugini. Ma venire qui e notare che la villa di cui si parlava non è che una casetta a schiera molto semplice, dove lo zio vive solo in un quartiere dove anche per fare la spesa deve prendere la macchina perché le distanze sono esagerate e i figli sono lontani più di 40 minuti di macchina da lui pur abitando nella stessa città... Beh le cose si dimensionano un po'.

Lo zio Luigi è un pittore straordinario. Nel salotto della taverna ha appeso un quadro meraviglioso in cui è tratteggiata a inchiostro Venezia, la sua città. Ci mostrava questo quadro con orgoglio e con evidente nostalgia. A Venezia lo zio ci è tornato spesso, e infatti l'abbiamo conosciuto durante le sue visite. Ma credo che quando si nasce in una città come Venezia sia davvero difficile stare lontano a lungo. Noi siamo mestrini, a Venezia ci andiamo anche tutti i giorni, volendo, ma non ci siamo nati. Credo che sia particolarmente difficile allontanarsi da tanta bellezza per passare le giornate in uno di questi quartieri anonimi e giganti alle porte di una città enorme che a malapena si conosce di sfuggita...
Ho notato che lo zio faceva di tutto per convincerci e convincersi di al fatto bene a lasciarsi alle spalle Venezia e a cominciare una nuova vita qua.E ha fatto sicuramente bene se pensiamo a come se la passano i suoi figli rispetto ai miei genitori, dal punto ci vista economico, certo.
Ma non mi ha convinto. I suoi occhi che guardavano quel quadro di Venezia non mi hanno convinto.

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giovedì 26 aprile 2012

Grillo non è l'antipolitica

Puzza di stantio. Presente quell'odore che si sente nelle case chiuse da tempo, negli armadi delle case di montagna prese in affitto per l'estate? Ecco sentire anche ieri, 25 aprile, dalle sagge parole del Presidente Napolitano una caduta di stile a difesa della politica tumefatta che abbiamo al potere oggi e contro il "primo demagogo" che osa attaccarla... mi ha fatto provare quella stessa sensazione di vecchio, di anacronistico, di ammuffito.
Possibile che ancora non abbiano capito che l'errore più grave che può fare la politica oggi è considerare antipolitica tutto ciò che si azzarda a criticarla, e in particolare Beppe Grillo?
Preciso subito: Grillo mi piace, anche se non sempre. Non sono un sua fan scatenata, non appartengo al movimento 5 stelle anche se ne condivido la maggior parte del programma, ma seguo con attenzione quanto sta creando perché lo ritengo una delle migliori espressioni di "politica dal basso" che la società civile abbia saputo sviluppare negli ultimi 10-15 anni.
Certo, Grillo sbaglia quando generalizza. Io sono sempre stata la prima a dire che non può esserci solo marcio, che qualcuno che si salva ci deve pur essere. Faccio fatica a salvare qualcuno, a dir la verità, ma continuo a crederci. Di Grillo si criticano i toni, aggressivi, urlati, irrispettosi, provocatori.
È vero, Grillo esagera spesso e volentieri, soprattutto quando la mette sul personale contro tutto e contro tutti, secondo una volontà di attaccare gli avversari sulla persona che non posso condividere.
Ma ricordiamoci in che paese viviamo, chi abbiamo avuto al governo fino a pochi mesi fa, e cosa abbiamo al governo ora. Non si può ragionare come se fossimo in un paese normale, gli italiani arrivano sempre al punto di aver bisogno di qualcuno che urla. Siamo un paese anomalo, dobbiamo esserne coscienti. Per cui non possiamo aspettarci reazioni normali e politically correct.

Anch'io, come i più moderati, vorrei una politica corretta, democratica e ponderata, dove ci si affronta con il dialogo costruttivo e si collabora alla costruzione di un paese migliore nell'interesse del bene comune. Il sogno di Veltroni non mi dispiaceva, ma era stato tirato fuori al momento sbagliato. Quella volta bisognava alzare la voce contro Berlusconi, non ignorarlo e giocare a non nominarlo nemmeno.
Stiamo ancora vivendo una fase anomala, abbiamo ancora bisogno di rispondere in modo forte a quello che sta accadendo. E rispondere con forza, dal basso, puntando il dito contro quella politica che tradisce la sua vocazione e il suo mandato, non è antipolitica ma l'espressione più alta della politica democratica nel suo significato più originario.
Io ce l'ho a morte con la sinistra (da donna di centro-sinistra) con il Partito Democratico in particolare, per non aver capito tutto questo, per non aver fatto suo il programma di Grillo quando era il momento, per non aver fatto di tutto per raccogliere quel malcontento popolare contro la vecchia politica berlusconiana e per elevarlo a "politica" ufficiale.
Questo doveva fare il PD quella volta, e ormai è troppo tardi, fuori dalla storia anch'esso. Pensare di relegare al di fuori della politica tutto quel movimento che si è creato a partire dall'iniziativa di un comico all'avanguardia tecnologica, è da mummie, fa parte di un vecchio modo di concepire la politica e il mondo e non fa che accentuare la distanza tra la politica e la popolazione. Io non ho mai votato per il movimento 5 stelle, ma avrei voluto votare per il suo programma incarnato da un partito politico come il PD. Questo non è avvenuto, il PD ha perso un'elettrice (pazienza), ma più che altro ha perso una grande occasione di cambiamento dall'interno.
Oggi quelle stesse persone che si scagliavano contro Grillo anni fa quando proponeva con il V-day di modificare la legge elettorale per reintrodurre le preferenze e il limite di due legislature per mandato, propongono le sue stesse idee come proprie. Ma oggi è troppo tardi, gli elettori li hai già persi, la politica gli elettori li ha persi quasi tutti e alle prossime elezioni la vera maggioranza sarà quella degli astenuti.

Mi piacerebbe tanto poter dire che Grillo è solo un comico provocatore, ma non è così. Grillo sta interpretando il sentimento di una certa fascia della popolazione che, staremo a vedere i numeri nelle prossime elezioni amministrative, non può essere ignorata o minimizzata o considerata "antipolitica". Politica anticasta, democrazia diretta, chiamiamola con un altro nome. Ma non antipolitica.
Antipolitica era quella che era al governo fino a dicembre scorso, insulto alla politica è l'esistenza stessa in parlamento di un partito come la Lega, vergogna per la la politica è stato avere Berlusconi, un dittatore mascherato, come presidente del consiglio per tanti anni... Vogliamo smettere di giocare con le parole e chiamare le cose con il loro giusto nome?

martedì 24 aprile 2012

Honey USA: fingerfood of NY

NY-29 luglio 2011

Abbiamo scelto di visitare questa città come prima tappa di un viaggio alla scoperta dell'identità americana. Passare da New York era una tappa obbligata. Qui hanno avuto inizio molte storie e molti sogni. Se dovessi consigliare degli assaggi di New York in grado di saziare un po' di curiosità e di sete di conoscenza insieme partirei proprio da qui, prima di immergersi nel caos di Times Square e della 5 Avenue: queste sono cose che si vedono già nei film. La NY dei grattacieli e dei negozi, dei marciapiedi affollati e dei taxi presi al volo, delle insegne giganti e del traffico la conosciamo già. Sembra di esserci sempre vissuti. E avendo poco tempo a disposizione, dovendo scegliere, noi abbiamo preferito concentrarci su altro.
Ecco alcuni suggerimenti di percorso, basati sulla nostra minuscola esperienza:

1. Le origini.


Ellis Island e la Statua della libertà. Il giro con il battello sull' Hudson merita la coda chilometrica. Lo skyline di Manhattan da laggiù è mozzafiato e regala tutta l'emozione dei migranti in via di fortuna che attraccavano a Ellis Island e sognavano una vita nuova nel nuovo continente. Bellissimo il museo. Peccato invece che per visitare la Statua della Libertà dall'interno e salire fin sulla corona serva prenotarsi mesi prima. Di ritorno dal tragitto si approda a Castle Clinton, antica fortezza rotonda, ai piedi dei grattacieli luccicanti della zona di Wall Street. Un bel contrasto. Da Castle Clinton un'ampio viale conduce a Ground Zero. Da vedere.

2. Villages.

I quartieri storici di NY sono anch'essi densi di storia. Tra tutti merita Chinatown dove si scopre come i cinesi abbiano ingoiato Little Italy. Colorato. Pittoresco. Qui si assaggia un po' di storia...Le guide mi avevano fatto ingolosire anche di Soho, Greenwich e ovviamente Harlem...ma serviva almeno un'altra giornata...




3. Ponte di Brooklyn. 

Prendendo la metropolitana che ti porta nel quartiere di Brooklyn è possibile imboccare la passeggiata pedonale che consente in una mezz'oretta di attraversare il celebre ponte e di rientrare a Manhattan. Panorama spettacolare e scammellata salutare per digerire gli hot dog e le patatine fritte.








4. High line.

Nel quartiere di Chelsea la vecchia linea ferroviaria che serviva gli antichi macelli della città è stata recuperata e trasformata in passeggiata-giardino. Si cammina sospesi sopra il traffico e tra vecchi grattacieli, passeggiando in mezzo a piacevoli aiuole botaniche.





5. Central Park. 


Da non perdere per nessun motivo al mondo la fantastica passeggiata dentro questo polmone verde circondato dai grattacieli. Silenzio surreale. Perdersi nei vialetti, tra le rocce e i laghetti, le statue e le panchine. Meriterebbe portarsi le scarpe da running e provare l'ebbrezza come i newyorkesi veri di una salutare corsetta. Per non parlare della ricerca degli scorci dove hanno girato "Come d'incanto" e dello zoo di "Madagascar"...


Per la prossima volta...
Impossibile visitare NY in 4 giorni da cima a fondo, solo assaggi. Ci siamo quindi appuntati per le prossime volte altre tappe: visita al MOMA, visita a Greenwich Village e Soho, visita a Harlem e partecipazione ad una Gospel Mass, passeggiata lungo l'Hudson in rollerblade, giro in elicottero (?) tra i grattacieli, visita all'ultimo piano del Top of the Rock, cena in un ristorantino con vista su Manhattan, tour notturno di locali blues&jazz, giro in barchetta sul lago di Central Park, portare cv al New York Times....

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