mercoledì 26 ottobre 2016

Prima i poveri, non prima gli italiani

"Prima gli italiani" é un'affermazione profondamente ingiusta. Significa non avere la minima idea dell'abissale differenza di punti di partenza.
In Italia i laureati sono sottopagati, mancano opportunità vere e meritocrazia, e tante cose non funzionano come dovrebbero e potrebbero per lo più per colpa della corruzione e della mancanza di senso civico. Molte persone, nel nostro paese, vivono in povertá per molti motivi diversi, a volte a causa di scelte di vita sbagliate, altre volte per il fallimento dello stato sociale. Ma nessuno, dico, nessuno nasce in Italia nelle stesse condizioni di chi nasce in Sierra Leone o in Siria. Se non altro perché qui in Italia si nasce liberi, gratuitamente accuditi in ospedale, senza bombardamenti in corso, con moltissime opportunitá di vivere una vita dignitosa pur nelle molte difficoltà.
Affermare "prima gli italiani" rispetto a chiunque altro magari fugga dalla guerra o dalla fame vera é spregevole, espressione del più becero egoismo e della piú bassa ignoranza.
Prima gli ultimi, santo cielo. Prima i poveri, semmai.

lunedì 24 ottobre 2016

The young Pope, the old Church

Dicono che mio marito assomigli vagamente a Jude Law. Quindi vederlo vestito da Papa mi poteva divertire. E poi potevo non guardare le prime puntate della serie evento descritta da tutti come grande capolavoro cinematografico di Sorrentino, e che parla di Vaticano e Chiesa? 
Ebbene, ho visto la prima puntata e ho resistito per tutto il tempo dal commentare compulsivamente su facebook "per me The Young Pope é una cagata pazzesca"(cit). 
Ho aspettato di vedere la fine della puntata, ci ho dormito sopra. Ho letto qualche recensione qua e lá perché -da assoluta ignorante di cinematografia- forse non avevo colto io qualche concetto chiave.
E le recensioni parlano di grande rivoluzione delle serie tv, di genio assoluto, paragonano la serie a House of Cards (che ho adorato anche se non quanto The Newsroom). Calma.
Ho visto la seconda puntata. E ho cercato di ammorbidire la mia prima impressione. Perchè tutto sommato la regia, le immagini, le scene sono così particolari da non lasciare indifferenti. Colpiscono, certo. Ma la storia, la trama. Santo Cielo. Così banale, così steoreotipata, così deludente.
La fissazione per i temi della sessualità, la perenne smania di potere, l'interesse morboso per il denaro e il carrierismo, la totale assenza di figure fresche e trasparenti... Non dico che questi non siano temi presenti all'interno della Chiesa, per carità. Ma io di sacerdoti e religiosi ne ho conosciuti davvero parecchi, sia in Diocesi che in giro per il mondo e devo ammettere che si tratta di persone lontanissime da quell'immagine dipinta da Sorrentino nelle sue varie scene. Non che si tratti di persone perfette o sempre limpide ma completamente di un altro spessore. 
Ok, lo ammetto, non conosco l'ambiente del Vaticano, probabilmente qualche similitudine ci sarà. Ma ho provato un certo disagio per il regista mentre guardavo le puntate. Quel disagio che si prova ad esempio quando un compagno di classe a scuola viene interrogato e non sa nulla, oppure quando senti cantare qualcuno di stonato.
E non si tratta nemmeno solo di questioni "ecclesiastiche". Ho provato quello stesso disagio quando è stato messo in evidenza il dialogo di alcuni cardinali con un vescovo africano, rappresentato come il "tonto" della situazione, per non parlare di quando si cita un "articolo scritto da un giornalista di  estrema sinistra", come se fossimo rimasti a 20 anni fa...
La storia poteva essere intrigante, e in qualche modo lo sarà lo stesso, ma è come se il regista si fosse perso gli ultimi anni. E' come se si fosse perso Papa Francesco. Come se non fossero mai state dette alcune parole, come se non fossero mai stati compiuti alcuni gesti e tutto fosse rimasto ingessato in un passato talmente improbabile da far sorridere. Il bello della fiction dovrebbe essere la sua verosimiglianza o sbaglio?
Ho improvvisamente pensato a Venezia, a quell'immagine della mia città che hanno i turisti, e intendo  quei turisti che ci stanno un weekend, percorrendo tutti il solito itinerario per acquistare souvenir made in China. Ecco, esattamente questa è la similitudine esatta. Una grande caricatura, decisamente superficiale, di un mondo e di una realtà estremamente più complessa, più profonda, più autentica, più paradossalmente moderna. Anche nella finzione tutto questo poteva emergere in modo diverso.
La Venezia Disneyland così come la Chiesa Cattolica dipinta in questa serie. Verità, ma assolutamente parziale. Certamente non esaustiva.
Ho avuto la fortuna di poter conoscere entrambe per la loro bellezza, una bellezza autentica, ricca di complessità e problematiche, decisamente lontana dagli stereotipi che sembrano pensati per soddisfare un pubblico di "turisti", forse di americani. Una bellezza forse impossibile da cogliere da chi si ferma alla superficie o è troppo intento a scattare fotografie...
Peccato.