giovedì 17 novembre 2011

Il dovere di voto brasiliano

Sono cascata come un pero quando la mia amica Patricia – che è brasiliana – mi ha raccontato che in Brasile il voto non è un diritto ma un obbligo tra i 18 e i 70 anni, mentre è facoltativo tra i 16 e i 18 anni e oltre i 70 anni.

Chi non si presenta alle urne il giorno delle elezioni e non giustifica successivamente la sua assenza all'ufficio anagrafe perde i diritti basilari di cittadino come ottenere la carta d'identità e il passaporto, deve pagare una multa e regolarizzare la sua posizione con la giustizia elettorale.

Lei si stupisce del mio sguardo sbalordito di fronte alla parole "giustizia elettorale".

Per me è un'illuminazione.
Forzato, ma interessante.

Patricia casca dal pero lei invece quando le racconto che in Italia più della metà degli aventi diritto si astiene dall'esercitare il diritto di voto e che quindi la "maggioranza" di governo non è che una maggioranza per modo di dire.

Confronti internazionali di politologia e fini scambi culturali sul treno dei pendolari diretto a Conegliano.
Sull'orizzonte le colline roseggianti.
Il Piave si lascia attraversare senza mai passare inosservato. Risveglia un senso di patria e di dovere civile da troppi anni sopito.


 

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mercoledì 16 novembre 2011

In & out

Anni fa, ma tanti anni fa, ho letto "L'era dell'accesso" di Jeremy Rifkin. Un saggio di sociologia spaventosamente profetico. Parlava di una società divisa non sulla proprietà, ma piuttosto sull'accessibilità. Tecnologia e internet hanno alla fine creato davvero questa divisione. O sei dentro o sei fuori. E se sei fuori sei lontano da ogni accesso al potere e alle decisioni.

Per la mia generazione è tutto scontato: leggere le news in tempo reale sullo smart phone, chattare con gente dall'altra parte del pianeta, scambiarsi file e foto via mail, frequentare gli amici sui social network. È anacronistico fare i nostalgici del profumo della carta da giornale e delle amicizie a tu per tu davanti a un caffè. Giusto o sbagliato che sia dobbiamo essere nel mondo, conoscere le sue leggi e i suoi meccanismi per poterlo cambiare dal di dentro. O anche solo per viverci non da extraterrestri.

La tecnologia sta creando uno spartiacque spettacolare, preoccupante e affascinante allo stesso tempo, tra coloro che la frequentano e la posseggono, almeno in parte, e coloro che non possono accedervi o -peggio- non vogliono averci a che fare. Una spaccatura tra generazioni fortissima, una spaccatura tra nord e sud del mondo amplificata.

In Italia siamo all'età della pietra sugli strumenti tecnologici applicati alla vita sociale, e questo perché siamo governati a tutti i livelli da persone troppo vecchie e antitecnologiche, dalla politica all'imprenditoria. Ma presto o tardi dovremmo arrivarci. Meglio presto, se non vogliamo essere tagliati fuori davvero dallo sviluppo.

Alfabetizzazione informatica obbligatoria e accesso alla rete gratuito per tutti, potrebbero essere le prime azioni.
Sono sicura che la tecnologia possa rendere la nostra vita migliore. Basterebbe usarla...e usarla tutti...istituzioni e politica per primi!!!!!




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lunedì 14 novembre 2011

Post Silvio

Certo che ho festeggiato sabato sera. Vorrei anche vedere. Dicono che non c'è niente da festeggiare, che tanto la crisi c'è lo stesso, che tanto Monti non é un santo, che non si sa se domani sarà meglio di ieri. Ma lasciatemi festeggiare, con quella soddisfazione amara di chi può orgogliosamente dire di essere sempre stata un'antiberlusconiana, e con cognizione di causa. Lasciatemi sfogliare le ultime pagine di questo libro, che ho letto con passione e disincanto in ogni suo paragrafo, convinta di aver scelto la parte giusta, quella della storia.
Ora é tutto da ri-costruire, si intende. E mi secca che a farlo sia un uomo, un vecchio, che sicuramente si circonderà di altrettanti uomini, e vecchi. Lo intendo come una cura necessaria.
Poi però vorrei il cambiamento vero, vorrei vedere governare delle forze giovani, lontane dalle vecchie categorie della politica del 900, vorrei una politica 2.0, capace di mettere al primo posto l'interesse comune, la giustizia sociale, la tutela dell'ambiente, il rispetto delle regole...Vorrei una politica più al femminile. A sprazzi immagino come sarebbe. E quello che immagino sembra funzionare...