venerdì 6 luglio 2012

HoneyUSA: partenza da Los Angeles, direzione Barstow

USA CAR TOUR California-Arizona


HONEY USA, 4 Agosto 2011: partenza da Los Angeles direzione Barstow

Los Angeles. Chiudiamo le valigie e le carichiamo in macchina. Mattina presto. Tappa da Starbucks per la colazione, cartina alla mano, navigatore ma soprattutto il mio malloppo di appunti di viaggio minuziosamente preparato nei mesi precedenti. Ho passato serate intere a cercare informazioni ed itinerari, a disegnare la mappa sull'agenda rossa, a calcolare i chilometri e le soste di questa ultima tratta del nostro viaggio negli States: da Los Angeles ci addentreremo nel Deserto del Mojave passando per Barstow e Needles per raggiungere Kingman. Da lì proseguiremo per il Gran Canyon e infine per la Monument Valley rientrando per Sedona fino a Phoenix. E poi... a casa, a cominciare una nuova vita.


Il primo giorno è il più duro: dovremmo attraversare per 5-6 ore di macchina il deserto, lungo una strada che, vista su Google Earth, per chilometri sembrava essere completamente nuda.

Marco è alla guida, elettrizzato all'idea di sfrecciare nel deserto lungo la drittissima Interstate 15 che andrà ad incontrare la Interstate 40 che a tratti sostituisce la vecchia Route 66. Peccato solo non avere sotto i piedi una bella macchina adeguata alla situazione ma un catorcio giapponese... Dettagli, trascurabili dico io. Lui invece, impugnando la misera Nissan Versa, è più ingrugnato che mai.
Prendo posizione al suo fianco con asciugamano, riserva d'acqua, crackers. Sfodero, per la gioia del mio consorte, il libro che ho conservato per quest'ultima tratta del nostro viaggio. Si tratta di  "Gli Spiriti non dimenticano" di Vittorio Zucconi. Una specie di biografia di Crazy Horse, l'ultimo guerriero indiano, colui che sconfisse il generale Custer e che si arrese per ultimo alla supremazia degli "invasori" bianchi. Ci attendono giornate intere di viaggio lungo strade drittissime che si addentrano nel cuore del territorio considerato sacro dai Nativi Indiani. Quale lettura migliore di questa?

Marco inizialmente sbuffa. Ma io comincio a leggere ad alta voce e gli dico: "fidati".

"Introduzione. Nel 1804 quando la spedizione guidata dagli esploratori Lewis e Clark attraversò per la prima volta l'intero continente nordamericano dall'Oceano Atlantico al Pacifico, sul territorio che oggi chiamiamo Stati Uniti  viveva un milione di indigeni e galoppavano liberi almeno 50 milioni di bisonti. Alla fine del secolo, quando il West fu vinto dagli emigrati europei, erano rimasti 1000 bisonti e 237 mila indiani. In 90 anni erano morti, in guerra o di malattia, il 75% degli indiani e il 100% dei bisonti che erano alla base della loro civiltà e della loro esistenza" (Gli Spiriti non dimenticano,Vittorio Zucconi)

Cominciamo bene, Vittorio. Ma sapevo che sarebbe andata a finire così. Era inevitabile per me finire con l'addentrarmi in questo genocidio. E forse nessuno dovrebbe mai mettere piede negli Stati Uniti senza prima rendere un omaggio di conoscenza a quei milioni di vittime, tra schiavi neri africani e nativi americani, con il cui sangue si è costruito questo paese.
Ed era proprio qui che volevo arrivare in questo viaggio, dopo New York, dopo Los Angeles, dopo il divertimento e il progresso, il lusso e la modernità americana. Nel silenzio del deserto chiedere per l'ennesima volta scusa per ciò che i miei antenati immigrati europei hanno fatto a queste popolazioni.
L'avevo fatto nella savana africana, lo farò anche nel deserto americano.

Autostrada a 6-7 o 8 corsie. Ci allontaniamo sempre più dalla costa addentrandoci nella valle in cui è adagiata la metropoli di Los Angeles. Alle nostre spalle i grattacieli si fanno sempre più piccoli. Mi chiedo chissà quando potremo mai tornare. Molto probabilmente mai. Man mano che l'autostrada sorpassa le periferie di Covina, Pomona, Upland, Ontario le montagne aride si avvicinano. Una lunga fila di tralicci ci affianca per chilometri. Coda nel traffico diretto - chissà - a Las Vegas. Imbocchiamo l'Interstate 15 in direzione Barstow e siamo catapultati all'improvviso in un paesaggio lunare. Appena un'oretta da Los Angeles e siamo nel Mojave Desert.

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giovedì 5 luglio 2012

HoneyUSA, Back to the Future Tour a Los Angeles

3 agosto, Los Angeles: Back to the Future Tour
Presente quando guardi un film e c'hai uno vicino che anticipa tutte le battute nonchè i rumori di fondo? Ecco questo è Marco quando guardiamo la saga di Ritorno al Futuro (Back to the Future), il film prodotto nel 1985 da Steven Spielberg e diretto da Robert Zemeckis con attori protagonisti  Michael J. Fox e Christopher Lloyd.

Siamo sempre stati appassionati di quel film, geniale nella trama e negli effetti speciali (per l'epoca...) e quel film, anzi, quei tre film, sono stati girati proprio qui a Los Angeles. Potremmo mica perderci l'occasione di andare a vedere alcune location dove Doc e Martin con la macchina del tempo hanno girato alcune scene?

In internet Marco aveva trovato un sito che elencava tutte le location principali con tanto di indirizzo: la casa dove abitava George Mc Fly nel 1955 e la casa di Beef, la scuola dove si ambientano numerose scene del 1° e del 2° film, il parcheggio del Twin Pine's Mall dove parte la De Lorian per il suo primo viaggio nel tempo, la casa del preside, il quartiere di Hilldale dove abita la famiglia Mc Fly, la vecchia e bellissima casa di legno dove abitatava Doc nel 1955.... e poi infine anche la Monument Valley, dove è ambientato il terzo film... eh si, nei prossimi giorni raggiungeremo anche quella!

Questo si che è un bel giro turistico alternativo! Dopo Disneyland ora tocca a uno dei nostri film preferiti!
Un po' in stile Goonies ci avventuriamo alla scoperta di questo itinerario.Non esistono indicazioni ufficiali, dovremmo proprio andare all'avventura!
Tabella degli indirizzi alla mano cerchiamo intanto di capire sulla cartina dove sono situate le varie tappe e ne selezioniamo alcune. Certo che i produttori di Back to the Future hanno scorrazzato parecchio per la città alla ricerca del set ideale: sono tutte sparse qua e là nell'intera valle! 
Decidiamo di partire dal Twin Pine's Mall, il piazzale del market da cui parte la macchina del tempo nel primo film. Si trova in un quartiere di Los Angeles dal nome Industry nella zona est della metropoli. 
Km e km di autostrada semideserta in mezzo a periferie omologate e comuni quanto quelle appena viste lungo l'attraversata verticale della città in direzione e ritorno da Palos Verde.Il navigatore ci conduce in una zona commerciale e ci fa raggiungere un ampio parcheggio, sempre semideserto. Rallentiamo. Nessuna scritta richiama la location del film, c'è un centro commerciale del tutto differente dal Twin Pine's Mall del film. Marco scende e perplesso si guarda intorno. Scendo anch'io, ma niente, forse abbiamo sbagliato indirizzo o forse non è rimasto più nulla di quello che c'era negli anni '80. Ma all'improvviso Marco ha un'illuminazione: "Quella è la discesa dei libici!!!!!" e indica una vietta in discesa che fa ingresso nel piazzale.
"Ma certo! - concordo io - lì è da dove arrivano i libici per fucilare Doc!!!". Come due cretini (per fortuna non c'era nessuno) ci mettiamo a recitare le parti del film "Mi hanno trovato! Non so come ma mi hanno trovato! Scappa Martin, i libici!!!!!!" E corriamo su e giù per il piazzale scattando foto e filmando il panorama. Il tutto - ricordo- in un banalissimo parcheggio di un supermercato di periferia. Troppo bello! Eravamo davvero nel piazzale dove è stata girata quella scena. (c'è chi si accontenta di poco per essere felice).
Supereccitati ci rimettiamo in macchina decisi a raggiungere la prossima meta: la scuola di George e Martin McFly. Km e km e ci arriviamo proprio davanti: completamente riammodernata dall'epoca, ma è proprio quella e nella viuzza li vicino dovrebbe esserci (almeno lo dice il sito internet) la casa del preside, quella presa d'assalto dai teppisti nel film 2 ambientato nel futuro alternativo. Troviamo anche la casa azzurrina del preside, oggi abitata da qualche ignaro vecchietto. Per la strada non c'è un'anima viva. Ma dove sono tutti? ci chiediamo.
Ripartiamo alla volta della casa di George Mc Fly. Sulla stessa strada dovrebbe esserci anche quella di Beef, con il garage da cui esce con l'auto su cui è nascosto Martin nel 2 film. Ci addentriamo in un bel quartiere residenziale attraversato da vie ombrose. A destra e sinistra villette tipicamente americane, il prato inglese davanti senza alcuna recinzione. Tipo due spie rallentiamo fino a fermarci davanti alla villetta al civico 58, indicata dal sito come quella dove erano ambientate le scene di George Mc Fly nel 55. Bassi bassi, silenzio. Non c'è nessuno, ma nella villetta di fianco una famiglia cinese con dei bambini sta schiamazzando nel giardino. Siamo un attimino sospetti ad aggirarci così per la via. Una foto veloce. Sss, è proprio quella casa lì! Nell'altro lato della strada, poco più avanti, la casa di Beef dove viveva con la nonna nel 55. Ed eccolo: il garage!!! Nuuoooo il garage!!! Praticamente due idoti. 
Vittoriosi ci dirigiamo verso l'ultima tappa, passando prima per il quartiere di Hilldale, che nella realtà è ancora più bello che nel film, addirittura protetto all'ingresso da una sbarra che autorizza l'accesso solo ai residenti. Finalmente raggiungiamo l'imponente residenza in legno di Doc "the Blacker House", in Hillcrest Avenue, nel quartiere di Oak Knoll a Pasadena, considerata un gioiello dell'architettura di fine '800 firmata  Greene and Greene e inserita nel registro nazionale dei luoghi storici (pensa ti!). Realizzata in legno e nel tempo restaurata è rimasta un esempio dell'architettura americana di quell'epoca. Bellissima.
Ma soprattutto bellissima la "rimessa" di legno in cui Doc all'inizio del secondo film scopre la De Lorian a Martin.
Se ieri a Disneyland eravamo felici come due bambini, oggi siamo felici come due adolescenti.

Percorrere questo tour ci ha permesso di visitare degli angoli inusuali di Los Angeles, che nessun turista avrebbe mai visto se non per sbaglio. E di farci una nostra personale idea dell'America.
Rientriamo in hotel esausti ma con un sacco di riflessioni che ci rotolano nella testa sullo stile di vita americano, sulla mancanza dei centri urbani, sulla noiosa omologazione delle strade di Los Angeles, sulla bellezza delle ville dei miliardari... Visitare Los Angeles a modo nostro ci ha permesso di completare quell'idea degli Stati Uniti che ci eravamo già fatti a New York. Un paese gigantesco di cui si parla sempre ma che in realtà ha molto meno da dire di quanto sembra. Un paese giovane, senza storia, senza radici e che, anzi, le proprie radici le ha cancellate il più possibile. Che sembra sempre cercarne di nuove, a seconda della moda del momento. Modernista, dispersivo, consumista all'eccesso, dove il massimo dell'emozione è visitare quei posti già visti in qualche film. Un'immersione in questo universo ci voleva, soprattutto per poter capire più a fondo quello che vedremo dopo.
New York e Los Angeles sono due città estreme in ogni senso, affascinanti per certi aspetti, ma molto povere di bellezza, molto poco emozionanti.Almeno secondo me.Tutti dicono "che figata vivere a New York", come tutti dicono "che figata vivere in California". Io e Marco dopo esserci stati, diciamo che non ci vivremmo mai.
Sono soddisfatta di aver confermato le mie idee di sempre. Sono soddisfatta di aver visto con i miei occhi questi luoghi. E sono in fibrillazione all'idea che il bello debba ancora venire.
L'America che ho sempre sognato di incontrare mi aspetta al di là del deserto, lontano dai grattacieli e dalle ville, nel cuore dell'America, nel cuore della sua storia che è in parte anche la nostra storia.
E la mia storia...


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