giovedì 9 giugno 2011

lista nozze

Divertente, faticosissimo e un po’ imbarazzante fare spese con i soldi degli altri. Cioè scegliere dei prodotti che molto probabilmente qualcuno ti regalerà. Insomma fare la lista nozze.
Trovo che la lista nozze sia una trovata assolutamente intelligente. Dal punto di vista pratico, soprattutto: si sa che quando ci si sposa parenti, amici e conoscenti solitamente ti fanno un regalo. Quindi inutile far spendere loro soldi per cose che magari agli sposi non piacciono o che si trovano doppie. Così si ottimizzano energie e in fondo anche soldi, che quindi vengono spesi bene in ogni caso, con la garanzia di rendere felici i destinatari.

Ho trovato spassoso girare per i reparti della SME pensando alle cose che potrebbero servirci in casa. La commessa divertita diceva che ormai sono davvero rare le coppie che fanno la lista nozze partendo da zero come noi. Ormai il 99% delle coppie sceglie prima di convivere e quindi molti oggetti se li compra prima. Quando arriva il momento di sposarsi si accorgono che hanno già tutto e quindi magari optano per ricevere come regalo un contributo per un viaggio di nozze.

Noi siamo i più fighi di tutti, abbiamo fatto sia questo che quello.

Certo, una cosa va detta: prima di decidere di sposarci e tutto il resto abbiamo fatto due conti, abbiamo visto cosa potevamo permetterci di fare e cosa no. Casa, viaggio, festa... Abbiamo prima studiato l’opzione “facciamo tutto da soli” e abbiamo visto che volendo avremmo potuto farcela, ovviamente semplificando molte spese... Poi un po’ alla volta sono arrivati gli “aiuti”.
Lo stesso ragionamento l’abbiamo fatto per la lista nozze e la lista viaggio. Pensiamolo come se dovessimo pagare tutto noi. Le cose cambiano, si evita di strafare, si scelgono le cose davvero importanti, si evitano gli sprechi, ci si sofferma su ciò che piace ma con un occhio anche al prezzo.

E’ brutto fare i conti in tasca alle persone. Ho sempre odiato questo aspetto dei matrimoni.
Inviti le persone con le quali hai piacere di stare insieme, comunichi la notizia a chi hai piacere di dirlo. Quando abbiamo scritto i nomi sulle buste delle partecipazioni abbiamo pensato semplicemente a quelle persone che avremmo avuto piacere di avere vicino al momento della cerimonia per condividere con noi quel momento di gioia. Tutto qui. E neanche tutte. Perchè di persone con le quali condividere quel momento ce ne sarebbero state tante altre, ma abbiamo dovuto fare una selezione per ovvi motivi di budget!
Quindi nessun ragionamento di interesse, anche se purtroppo devo constatare che le persone che ricevono la busta con la partecipazione mi danno l’impressione di pensare “ecco, mi tocca fare il regalo”. Nessuno lo dice, ovviamente, ma probabilmente è una mia paura.

Alla fine del giro resta però il fatto che i conti in tasca alla gente li fai eccome, nel timore che le cose che hai messo nella lista siano troppe o troppo poche, a pensare se davvero verranno spesi tanti soldi, se non è esagerato, se è davvero utile...

Combattuta. Da una parte penso che tutto questo fa parte di una logica consumistica che vincola le persone a costruire relazioni quantificabili con il valore di un regalo, e che sarebbe da combattere con comportamenti controcorrente. Dall’altra penso che invece di quei regali ne abbiamo bisogno, forse non di tutto, ma che ce le dovremmo comprare comunque quelle cose, visto che partiamo da zero, penso che in fondo è bello costruire una famiglia mettendo insieme oggetti di uso quotidiano che ti regalano amici e parenti, è un modo per sentirli vicini in questa occasione, durante il viaggio e tutte le volte che userai quell’oggetto, umile o di prestigio che sia. Non ha importanza.
E poi penso che dobbiamo sì essere distaccati dai beni materiali, ma che la bellezza si esprima anche in questo, che l’estetica e il gusto per le belle cose non sia un peccato se vissuto con sobrietà.
Un po’ come quando da bambina scrivevo la letterina a Babbo Natale sono emozionata nell’attesa e come un bambino spero tanto che quei regali arrivino. Ti prego ti prego ti prego, stringendo i pugni, come in un capriccio.
In effetti è un po’ un capriccio, ma una volta ogni tanto farà poi così male essere un po’ indulgenti con se stessi e ammettere sinceramente che non vedi l’ora di scartare i pacchetti?

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