mercoledì 13 aprile 2011

in degustazione

Profumi inebrianti più che liquidi alcolici. Mi sono concentrata sugli odori e sulla fantasia che essi evocano. Approccio da principiante. Sa di mela, miele, banana, ciliegia, legno.
Nei calici di vino che ho degustato al Vinitaly quest'anno, nel piccolo tour fatto sabato con gli amici, ho apprezzato in particolare la dolcezza, di cui tanto sente la mancanza il mio palato. Lo so, dicono che i palati fini preferiscono il brut. Ma io voto extra dry, se parliamo di Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG.
Mi sento come Alice nel paese delle meraviglie. Non ci capisco granchè. Però mi piace.

Ho vagato dal Veneto alla Puglia arrendendomi definitivamente alla Sicilia e ai suoi passiti e a quel nettare indescrivibile del marsala alla mandorla di Alagna. (Era da un anno che lo aspettavo!)
Il mio viaggio nel mondo del vino è appena iniziato, solo un anno fa vivevo l'esperienza del mio primo Vinitaly, pochi mesi fa il primo corso di degustazione, i primi concetti base sulla viticoltura, i primi testi e comunicati stampa, corretti e ricorretti finchè non ho cominciato a capire di più... Doc e Docg, cuvèe, perlage, vinificazione in bianco di uve nere, metodo Charmat, e poi tappi in sughero (rigorosamente), lotta al Tca, microssigenazione...

Dai libri di storia e filosofia alla terra, in po' come gli intellettuali cinesi ai tempi della rivoluzione culturale. Dalla cronaca vorace dei media allo scorrere lento delle stagioni in attesa della vendemmia.

Il vino mi stupisce ogni giorno di più. E più che il vino in sé il suo substratum, il dietro le quinte, la passione dei viticoltori e degli enologi che difendono il frutto della terra che amano.
Come l'artista ama la sua opera d'arte, esattamente.
Osservo divertita questo mondo, incuriosita dalla sua dimensione umana e sociale, stupita di fronte al suo impatto economico.
Ammaliata dai suoi colori e dai profumi.
Addolcita - e ne ho bisogno - dai suoi aromi.

Nessun commento:

Posta un commento