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mercoledì 24 luglio 2013

L'incoscienza dei grandi passi

Sposarsi, mettere al mondo un figlio o firmare un contratto di mutuo sono cose che non si possono fare stando troppo a ragionare. 
Voglio dire, chi si sposerebbe mai se razionalmente si mettesse lì a pensare ai rischi, alle complicazioni, ai sacrifici e ai mille problemi che possono sorgere? E chi mai metterebbe al mondo un figlio considerando il peso della responsabilità, l'impegno educativo e le ansie che per tutta la vita ti accompagneranno?
Quando poi una persona sana di mente firmerebbe mai un contratto di mutuo impegnandosi per tanti anni per pagare praticamente il doppio dei soldi che ti prestano, con tutti quei vincoli e rischi? 

I grandi passi vanno fatti con un briciolo di incoscienza o semplicemente fidandosi ciecamente della Provvidenza. 

domenica 10 febbraio 2013

La nostra casa

Appena messo un piede dentro mi è scorsa davanti agli occhi tutta la vita. Ma si trattava della vita che ancora non ho vissuto. Mi sono vista fare colazione nella cucina assolata e uscire nel terrazzino per strappare un ramoscello di rosmarino dalla pianta.
Ho visto i miei figli correre nel corridoio e uscire dal bagno imbaccuccati nell'accappatoio. Ho visto Marco spignattare ai fornelli e poi spaparanzarsi sul divano. Ho visto i miei genitori salire le scale per Natale. Ho visto la brezza estiva sugli alberi di fronte alla terrazza. Ho visto il tramonto, un martedi pomeriggio che pioveva, la domenica mattina.
Ho visto una culla nella cameretta mentre ero distesa a letto, insonne. Ho visto una scrivania a ridosso della finestra nell'altra camera e io lavoravo guardando fuori gli alberi ancora intirizziti dal freddo dell'inverno.
Ho visto ancora tante altre cose, come la trousse dei miei trucchi appoggiata allo specchio del bagno, la cesta della biancheria sporca, gli scarponi da montagna in una scatola in garage, una bicicletta con le rotelle che fa il giro del palazzo.
E poi ho visto alcuni amici in salotto, uno di loro teneva in braccio suo figlio e guardavamo insieme dalla finestra ricordando quante estati avevamo trascorso su quella panchina laggiù in giardino. Chi l'avrebbe mai detto eh?
Non ho avuto il minimo dubbio, esattamente come la prima volta che ho visto il mio abito da sposa: quella è la nostra casa.


lunedì 28 gennaio 2013

Se fossi il ministro dei trasporti o del lavoro

Se fossi il Ministro dei Trasporti o del Lavoro comincerei a riformare il concetto di trasporto e di lavoro.
Perchè in Italia siamo indietro su tante cose ma in questo siamo all'età della pietra.

Continuiamo a vivere nella megaditta di fantozziana memoria anche se le nostre aziende, soprattutto in Veneto, sono per la maggior parte minuscole.
e continuiamo tutti a uscire di casa alla stessa ora, a intasare le strade e i mezzi pubblici nelle stesse fasce orarie, consumando i soldi nostri e i soldi pubblici, tempo ed energia, inquinando l'ambiente e il nostro umore per recarci a chilometri di distanza per sederci su una sedia davanti a un computer.

Continuiamo a svegliarci per andare in ufficio invece che a svegliarci per lavorare.

Capisco che l'età media di coloro che si occupano di politiche del lavoro e dei trasporti è elevata e nella loro testa non esiste altro modello di vita al di fuori di quello fantozziano, ma non penso che sia eccessivamente complicato, anche per il livello intellettivo della nostra classe politica, dirigente e imprenditoriale, raggiungere la conclusione che gli anni '60 sono finiti da un pezzo e che oggi esiste internet, esiste la connessione tramite remoto, esiste skype, esistono i cellulari e i tablet e che per almeno l'80% di coloro che passano la giornata seduti davanti a un pc è del tutto folle, anacronistico, controproducente e improduttivo percorrere chilometri e chilometri per raggiungerne uno quando a un metro dalla testiera del letto se ne ha un altro perfettamente intercambiabile...

Se fossi ministro dei trasporti o del lavoro per aumentare la produttività delle aziende partirei proprio dal miglioramento della qualità della vita dei lavoratori attraverso dei processi di innovazione della cultura aziendale, la riduzione dei loro sprechi di tempo nel percorso casa-lavoro e incentivi per chi imposta il lavoro dei dipendenti per raggiungimento di obiettivi o con telelavoro.

Sono assolutamente convinta che in moltissimi casi, anche se non in tutte le professioni, l'eliminazione dello stress dovuto al pendolarismo e al traffico quotidiano, porterebbe a un'impennata delle produttività nonchè della creatività.

Per non parlare della più facile conciliazione con la vita privata, la cura dei figli o di altri familiari. Conciliazione che si intende valida sia per le donne che per gli uomini (elemento per nulla scontato!).
Minor tempo sprecato nel traffico o in inutili trasferte significa più tempo da dedicare all'educazione dei figli (vera e propria emergenza sociale), più tempo per sè e per gli altri, per l'arricchimento culturale e il benessere psicofisico. Significa soprattutto più tempo anche per gli uomini per condividere con le loro partner le responsabilità domestiche e familiari.

Ecco, diciamo che se fossi pure Ministro per le Pari Opportunità...





venerdì 18 gennaio 2013

La cosa giusta

I miei genitori mi hanno sempre insegnato a fare la cosa giusta. E mi hanno insegnato a capire quando un cosa é giusta. Mi hanno insegnato con il loro esempio che fare la cosa giusta raramente é conveniente, che é scomodo, che é faticoso, difficile. Ma mi hanno anche insegnato che é bello.

Non ho mai visto mia mamma e mio papà prendere una decisione secondo il loro comodo, secondo la moda o perché lo fanno tutti. "Perché lo fanno tutti": Questa frase non é mai esistita a casa mia.
Quello che fanno tutti non è mai stato un riferimento.
Li ho sempre visti pesare a manciate i valori di onestá e correttezza, sbilanciandosi in caso di dubbio a loro svantaggio.
Sarà per questo che non siamo mai diventati ricchi o popolari ma siamo stati sempre piuttosto anomali.

Io non posso che comportarmi allo stesso modo. Metto i valori e i principi prima di tutto. Prima del denaro, prima della convenienza.
Le persone che mi circondano raramente mi capiscono e io mi sento sempre un po' un alieno nel comportarmi secondo quelle regole che mi hanno insegnato in famiglia.

Mi capitano ogni tanto delle situazioni particolari nelle quali vengo fortemente tentata dal comportarmi in modo non corretto per una qualche evidente convenienza.
Mi prendono per pazza, cercano di convincermi in tutti i modi. Io resto ferma sui miei passi. Mi lascio scorrere davanti opportunità e tentazioni non senza tentennare o cedere.

Non lo dico perché mi ritengo brava. Quando si fa ciò che è giusto non si é bravi, si é solo giusti. E non si ha diritto ad applausi e ricompense. La coscienza pulita é la massima ricompensa.
Lo dico perché la vita mi ha insegnato che anche se inizialmente fare la cosa giusta sembra controproducente alla fine succede sempre che in qualche modo poi si riveli la scelta vincente.

Non sarà conveniente in termini economici, non sarà conveniente in termini di successo, sarà conveniente in termini umani o, per chi ci crede, in termini divini.

E cosa c'è che valga di più dell'umanità?

Cosa più del divino?


martedì 8 gennaio 2013

2013, buon proposito numero 3: scrivere, scrivere, scrivere

La scrittura è salvifica. L'ho sempre saputo.
Scrivere, per quelli come me, è una necessità, un istinto, un dialogo interiore imprescindibile per fare ordine nei pensieri e nella vita. 
Interrompere questo dialogo crea ingorghi.
Pare che a livello psicologico lo scrivere sia riconosciuto come uno strumento utile per rielaborare gli eventi e le emozioni. Forse é un modo per dare un nome ai sentimenti, per rendere concrete le idee e trovare soluzioni alle paure. 
Rempito quintali di diari, io. Sempre fatto, fin da bambina. Poi a un certo punto ho smesso. E ho fatto male.
Ho cominciato, in un momento di bisogno estremo, a scrivere il blog, ma non è la stessa cosa. 
I blog sono finestre sulla strada per i passanti, mentre i diari siedono in casa come i migliori amici. 
Proposito numero 3 per il 2013: riprendere a scrivere un diario, se mi ricordo ancora come si fa. 
E se ai passanti può interessare getterò qualche foglio dalla finestra.

lunedì 7 gennaio 2013

2013, buon proposito numero 2: pensiero positivo


Solo cose belle per questo 2013. Basta problemi, crisi e tristezze. Sono stufa di piagnucolare per motivi futili e sono stufa di sentire troppa gente lamentarsi senza validi motivi. Basta.
E chi stabilisce se un motivo è valido o no?
Beh, diciamo che dovremmo tutti guardarci un po' intorno e imparare ad apprezzare le cose belle che ci circondano. C'è tanta gente che ha davvero motivo di lamentarsi: gente che ha problemi di salute, problemi di famiglia, debiti e problemi economici, c'è gente che non ha lavoro e c'è gente che fa lavori di merda. C'è chi è solo, c'è chi ha perso una persona cara.
Prima di tante mie lamentele ci sono quelle di tante altre persone che stanno peggio di me, davvero.
Ecco perchè voglio impormi - se non lo faccio abbastanza - il buon proposito di evidenziare gli aspetti positivi della realtà in cui vivo, nelle piccole cose, nei gesti quotidiani.
Un nuovo gioco a cui invito chiunque ne abbia voglia: trovare ogni giorno almeno una cosa bella, un buon motivo per essersi svegliati al mattino, un qualcosa di cui ringraziare il cielo, o il Signore, o quello che volete.
Questo non significa accontentarsi, significa partire da cio che c'é di bello e di buono nelle situazioni e nelle persone, avendo il coraggio di smettere per un po' la maschera della tragedia quando lo spettacolo é finito.
Quando si guarda in faccia la vera povertà e sofferenza si impara un po' anche ad avere maggiore equilibrio nelle valutazioni. E la mia vita é una bella vita, ogni giorno ho mille motivi per ringraziare il Signore dei suoi doni.
Saper dire grazie é una base di partenza per poi aspirare sempre a crescere e a migliorarsi. Una buona base di partenza di ottimismo non può far che bene ad affrontare qualsiasi sfida.
Una cosa bella di oggi: ricordarmi che la maggior parte delle volte i problemi degli altri sono più gravi dei miei.


Follow #unacosabelladioggi su Twitter e gioca.



venerdì 4 gennaio 2013

2013, buon proposito numero 1: ridurre gli sprechi di tempo

Quanto tempo sprecato nella mia vita, quanto tempo sottratto alle persone che amo, alle cose che mi donano gioia vera.
Quante energie spese in attività sterili, quanto tempo passato a lavorare per produrre una ricchezza che non si ha il tempo di godere, quanto tempo trascorso fuori casa, quanto tempo lontano dalla famiglia e dagli amici. E tutto perché? 
Il mio tempo é l'unica cosa che posseggo, la mia unica ricchezza. 
Voglio investirla al meglio, dedicandola alle persone importanti e a ciò che mi fa stare bene, alle mie passioni, alla mia vita.
Ogni minuto sprecato inutilmente é un minuto perduto per sempre. Non riesco più a sopportarne l'idea. 
2013: inizio a fare la riduzione degli sprechi di tempo. 
Sapevatelo.

martedì 10 aprile 2012

Ladra di giardini

Penso di aver cominciato ad abituarmi a vivere a Mogliano Veneto solo in questi giorni.
Ho ricominciato a correre. E per me finchè non ci corro dentro una località è come esserci solo di passaggio. Mentre corro invece riesco a fissare nella mente e nel cuore tanti piccoli particolari e dettagli che fanno della mia house una home.
E correre tra le vie di Mogliano, zona est, tra le villette a schiera e le ville col giardino, i vicoli siepati e i marciapiedi rosa è stata una bella emozione, una sorta di benvenuto che questa cittadina ha voluto regalarmi.

A Mogliano ci dormo, non ci vivo. Ecco perché non avevo notato il labirinto di stradine con tutte quelle meravigliose casette che vi si affacciano. Io sono una tipo da condominio, da quartiere di palazzoni e asfalto. Qui intorno mi sento come in vacanza, in quei villaggi vacanze della riviera adriatica, con tutti quei bungalow assolati, il verde, gli alberi, i fiori.
Mentre corro sbircio nei giardini sempre deserti. Ma come si fa ad avere una casa col giardino e non starci il più possibile lá fuori? Quei giardini verdi, con l'erbetta appena tagliata, ricoperti di margheritine socchiuse al tramonto, sembrano essere lì per me, perché io possa sbirciarli liberamente e goderne con gli occhi come fossero di mia proprietà. Che sia vietato rubare con gli occhi la bellezza?

E allora mentre corro immagino le mie mille vite dentro quelle ville, mi immagino nella veranda a leggere un libro, o là sotto a quelle quercie giganti, su una coperta a fare un pic nic.
Corro e sogno. Lì a quella finestra hanno appeso un fiocco rosa. Immagino come deve essere bello crescere dei bambini in un giardino.
Corro e sogno più forte. Non so se avrò mai una casa mia, o un giardino. Nel frattempo mi godo la bellezza gratuita della mia nuova città.
Corro e penso se sarà la mia città per sempre o se si tratta solo di una tappa intermedia e provvisoria.
Corro e immagino di abitare altrove, ovunque.
Corro e sogno di correre altrove, ovunque. Ladra di bellezza e di giardini.

venerdì 9 marzo 2012

5 anni fa

Accidenti, sono già passati 5 anni dal mio primo post. (Perchè CAFFE' AMARO http://blog.libero.it/caffeamaro/2337296.html). Un post in cui spiegavo perchè la scelta di questo nome "caffè amaro"per il mio blog.
A distanza di 5 anni confermo: molto meglio il caffè amaro, aiuta a vedere le cose con occhi diversi.
Il disincanto necessario per una sognatrice inguaribile come me.

5 anni fa mi presentavo alla rete (http://blog.libero.it/caffeamaro/2340006.html), convinta che essere una blogger fosse un preciso dovere per una giornalista come me che ha il privilegio di incontrare e conoscere persone e realtà ad altri inaccessibili, che ha l'opportunità di viaggiare nel terzo mondo, di vedere le cose dal backstage...
5 anni fa facevo la giornalista a tempo pieno, ma purtroppo a portafoglio vuoto. Un caffè amaro mi ha aiutato a scegliere la mia strada e oggi sono convinta di aver fatto la scelta giusta, la più razionale - come sempre - anche se il mio cuore batte ancora forte quando prendo in mano i libri di Terzani e di Kapuscinski. Pulsano di vita e di sogni ancora oggi.

5 anni fa avevo dei sogni. Alcuni si sono infranti non appena hanno toccato il suolo della realtà, altri invece li ho frantumati io con i miei errori, altri sono fioriti splendidamente, altri invece sono ancora incartati.
5 anni fa non sapevo ancora cosa avrei fatto da grande, oggi ho le idee un po' più chiare. So benissimo cosa voglio, ma ancora oggi non so cosa aspettarmi dal futuro.

Anche oggi, come 5 anni fa, mi ritrovo qui a scrivere sul mio blog, convinta che abbia un senso. E ancora oggi, come 5 anni fa, non sono ben sicura di aver capito quale sia questo senso. Condividere, forse...

Condividere è una parola che mi piace, che dà senso alla mia voglia di scrivere e di raccontarmi. Forse rischio di passare per esibizionista. Forse lo sono anche. O forse no, sono solo un po' coraggiosa.
La verità è che sono certa di aver ricevuto molto. La mia storia è disseminata di piccoli pacchetti incartati con cura e con amore: dal mio lavoro alla mia famiglia, alle piccole grandi gioie quotidiane.
Se non condivido tutto questo che senso ha?

La reporter che è dentro di me non soffocherà tanto facilmente in mezzo ai comunicati stampa.
Per questo mi tengo stretto questo angolino. E' il mio taccuino infinito, la mia moleskine inseparabile.

Sorseggio la mia tisana calda che profuma la camera di vaniglia e miele. Anche se a dir la verità, dato che domani mattina è il mio compleanno, stasera preferirei inebriarmi dell'aroma di un tè al gelsomino, come ai vecchi tempi, come cinque anni fa...

lunedì 5 marzo 2012

Quasi 30

Ancora pochi giorni e compierò 30 anni.
E non mi dispiace affatto.
30: me li sento addosso come un bel vestito primaverile a fiori. Mi calzano a pennello.
Prima ero troppo giovane per tutto, troppo giovane per sposarmi, troppo giovane per avere un ruolo professionale, troppo giovane per avere opinioni ed essere presa in considerazione.
Ora mi sento come se il mio involucro temporale corrispondesse perfettamente al mio essere interiore.
30. Se dovessi scegliere un'età da avere per sempre sceglierei questa.
Un po' di passato e di esperienza alle spalle per poter dire la mia, ma ancora tanti progetti in cantiere.
Tanti sogni già realizzati, altri ancora da tirar fuori dal cassetto.
Un punto di equilibrio inaspettato.
Luminoso.

Bello avere 30 anni. Davvero.


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martedì 28 febbraio 2012

Sanremo backstage and underskin

Ok, raccontiamolo: stare dietro le quinte di Sanremo è stata una gran bella esperienza. Come tutti i grandi eventi che coinvolgono la stampa, la tv, le radio e i personaggi dello spettacolo, è sempre interessante assistere ai backstage, cercare di captare dinamiche e movimenti, farsene un'idea più soppesata basandosi sulle impressioni a pelle. E sul segno che ti rimane.
Il mio è ancora fresco. Devo ancora decifrarlo.

Il fatto è che mi sono trovata ad annusare il backstage di questo evento in una triplice veste.
Da p.r., innanzitutto. Ero lì per questo: per rappresentare un cliente per cui lavoro, per promuovere la sua azienda e i suoi prodotti. E sotto questa veste ho portato a casa moltissimo, una bella avventura, dei bei contatti, un bel po' di sonno arretrato e soprattutto una bella certezza: questo lavoro fa proprio per me, mi diverte, mi viene naturale, mi calza a pennello come quel vestitino rosa che ho comprato da Combipel a 17 euro e indossato con massimo orgoglio.

Nello strato inferiore c'era però la giornalista che fotografava ogni movimento, che osservava i ritmi e le dinamiche sotterranee, che annotava i rumors e - soprattutto - che si accoccolava nella sala stampa, godendosi l'ebbrezza di essere semplicemente lì. Ho portato a casa una grande emozione dalla terza fila della sala stampa. Tutta mia. Un gran regalo.

Ma ancora più sotto -underskin - c'era un'altra persona, che guardava con occhi incantati tutto quello staccare e attaccare jack nel palco di Casa Sanremo, che tirava l'orecchio ad ogni prova microfono, che sentiva il basso pulsare nello stomaco, come ai vecchi tempi. Quell'adolescente cicciottella, sempre avvolta nel suo maglione giallo extra-large, che scriveva sul quadernone dei Take That le canzoni inventate da lei strimpellandole con la chitarra e sulla tastiera del papà, era proprio lì, in piedi, come su un pavimento di ghiaccio sottile, immobile. Una quindicina d'anni di più e di chili di meno, ero riprecipitata per un istante dentro quel maglione giallo. Un flash.

Se alla pr e alla giornalista è toccato l'entusiasmo, all'adolescente cresciuta è toccato il disincanto. L'adolescente cicciottella, col quadernone dei Take That riempito di parole ed accordi, ha portato a casa la consapevolezza che avrebbe potuto essere lì, dall'altra parte del palco, se solo avesse avuto un po' più di coraggio ed incoscienza e un po' meno ragionevolezza, un po' meno saggezza, un po' meno paura del giudizio altrui e dell'insuccesso. Un po' meno testa e un po' più pancia, pelle, unghie, denti.

Quella stessa persona con tre cambi d'abito addosso ha portato a casa la convizione che c'è un perchè se ricevi un dono, che se lo ricevi lo devi condividere e se non lo fai per quanto cerchi di soffocarlo lui riaffiora sempre. Un dono, se l'hai ricevuto, te lo porti sempre dietro e ti tormenta. Più cerchi di sotterrarlo più ti sotterra. E non è questione di successo, ma di condivisione. Il successo è solo un abito, una maschera, una confezione, una gabbia. La vera ricchezza è nella condivisione. E certi doni se non li condividi ti soffocano.


venerdì 10 febbraio 2012

schiavi dello specchio

Il problema sono gli specchi. Aveva proprio ragione quella ballerina intervistata dalle Iene sul problema dell'anoressia. Gli specchi sono maledettamente colpevoli delle fissazioni di noi donne per il fisico. E non é solo una questione di patologie gravi, é un dramma silente che accompagna in modo costante praticamente tutte le donne della cultura consumistica occidentale.

Lo ammetto, non ne sono indenne nemmeno io, anzi.
La mia fissazione per la forma fisica é del tutto lontana dai miei valori, dalla mia formazione umana, dalla razionalità di cui vado invece orgogliosa.
É una debolezza che si è insinuata nella mia testa con il bombardamento della società dell'immagine. Ebbene si, mi è concessa una debolezza? Questa è tutta mia. Me la tengo stretta come un trofeo di guerra per ricordarmi che sono debole, che non posso essere perfetta.

Sono riuscita a difendermi da tanti attacchi ma a questo non ho posto abbastanza resistenza e quindi mi ritrovo anche io come tante a fare sempre il calcolo delle calorie di ciò che mangio, a leggere le etichette di tutto ciò che compro, a combattere sulla bilancia giorno dopo giorno una guerra senza mai fine, ciclica. Davanti allo specchio.

E se semplicemente smettessimo di dialogare con lo specchio? Se non prendessimo come riferimento quell'immagine riflessa che tanto non corrisponde mai alla realtà, e cominciassimo a guardare solo dentro noi stesse?
Se rompessimo tutti gli specchi per farci guardare e giudicare solo da chi ci ama?

È impossibile. La nostra immagine ci perseguita ovunque, il culto della bellezza fisica esteriore e superficiale ci ha avvelenato la mente. Siamo schiavi di uno specchio che riflette la nostra mostruosità.
Non quella sulle cosce, quella che abbiamo dentro.


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giovedì 9 febbraio 2012

La miglior vendetta

Non mi é mai piaciuta la formula del do ut des. Mi hanno insegnato a spendermi al massimo senza mai fare il conto del ritorno. E se aggiungiamo il mio catastrofico rapporto con i numeri ne viene fuori un disequilibrio costante tra l'energia spesa per i progetti, il lavoro, le persone e ciò che ne guadagno in termini concreti.

Non tornano mai i conti. E viene spontaneo chiedersi chi me lo fa fare quel di più? Perché non mi limito a fare il mio e basta, che è già tanto? Perché devo sempre regalare qualcosa in "soraconto"?

Eppure sono convinta che proprio in questo disequilibrio di dare-avere stia la formula vincente nell'ottenere più benefici. Umani, certo, non economici.
Ogni volta che mi metto in gioco oltre quanto richiesto subisco delle delusioni e sono tentata dall'arrendermi di fronte all'ennesima prova.

Ma la mia esperienza é testimonianza di come sia invece proprio quello il momento di spendermi ancora di più, di rimettermi in gioco ancora una volta, di dare un'altra possibilità a chi mi ha ferito o deluso.
Perché arrendersi è facile, ma saper porgere l'altra guancia ha un che di eroico, di divino. E' in questo che sta la grande forza dirompente della logica cristiana dell'amore.

Donare e donarsi in modo disinteressato e un'arma potente che scombina tutti i calcoli, rimescola le carte e ti consente di vincere davvero senza alcuna vendetta.

O meglio, con la miglior vendetta: il perdono.



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lunedì 6 febbraio 2012

Donna di casa, donna di mondo

La mia mutata vita domestica mi assorbe energie e tempo in modo del tutto nuovo. Così tra la biancheria da stendere, le camicie da stirare, il mocio e la scopa da passare, la spazzatura da portare giù e soprattutto lo spignattamento a cui mi sto dedicando con umile devozione... alla fine passano i mesi, sono successe un sacco di cose e la scrittrice si è tramutata in robot da cucina.

Mi piace esplorare questa nuova dimensione. Il ruolo della donna di casa ha per me un fascino antico e controverso, rappresenta un insieme di stereotipi contro i quali in parte combatto e che in parte mi seducono. Incarna un passato che mi appartiene di dna, lascia degli spiragli di riflessione su quello che sarebbe potuta essere la mia vita se avessi fatto scelte diverse dal matrimonio, se avessi messo al primo posto il mio lavoro e la mia passione per i viaggi, se non avessi intrecciato la mia vita con Marco e l'avessi magari spesa a fare la missionaria in qualche angolo di mondo... o chissà...

Di fronte a qualsiasi "se" continuo a confermarmi di aver imboccato la strada giusta per me. E lo dico con convinzione perchè più passa il tempo più il mio percorso si dirama per poi tornare incredibilmente a riportarmi esattamente lì dove avevo sognato inizialmente di essere.
Non avrei mai immaginato me stessa dedicarmi alla mia casa e alla mia famiglia con questa dedizione eppure devo ammettere che questa nuova dimensione sta suscitando in me nuovi punti di vista impensabili.

Come a dire che la donna di casa si sta prendendo cura della scrittrice, della giornalista, della sognatrice molto meglio di quanto la scrittrice, la giornalista e la sognatrice avrebbero mai potuto immaginare.

La donna di casa sta preparando la valigia alla donna di mondo.

I miracoli del multitasking femminile.


giovedì 1 dicembre 2011

II mio sogno è la realtà

Macché pensione. Tutti sono preoccupati in questi giorni di quando andranno in pensione. Figuriamoci. Io ho quasi 30 anni e sono psicologicamente preparata a non andarci mai. Mi preoccupo solo di tenermi stretto il mio stipendio mensile, quello che mi basta per pagare l'affitto e finché dura mi godo il piacere di fare un lavoro che mi appassiona e mi diverte. Domani non si sa.
Sono partita con grandi sogni e aspettative dal liceo all'università, al giornalismo. Oggi sono totalmente disincantata.
Il mio sogno oggi é il non vivere incubi. Questo mi basta. Non pretendo altro. Non sogno più nient'altro.
Ho un tetto sopra la testa, un marito al mio fianco, un lavoro per il quale mi sveglio volentieri la mattina, amici e parenti con cui passare le feste, soldi sufficienti a pagare l'affitto, le bollette, la spesa. La salute.
Mi può bastare.
Il mio sogno è la realtà.
La mia realtà, in confronto a quella di milioni di persone nel mondo, è un sogno.

Il mio sogno è tenermela stretta.


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venerdì 11 novembre 2011

Danza interiore

Ho ripreso da poco le lezioni di danza. A quasi 30 anni, si, dopo che avevo smesso da 3. Un trauma catartico.

Alla prima lezione ho cominciato subito a sentirmi vecchia e arruginita. Come un macigno dentro i muscoli delle gambe e nel petto. Nella mia testa riaffioravano, come gli gnocchi nella pentola dell'acqua calda, le posizioni imparate dal paziente insegnamento della maestra. Il mio cervello era fresco e pieno di entusiasmo, ma il mio corpo non rispondeva ai comandi.

Piano piano però la magia dei plié mi ha ringiovanito. Se non altro nello spirito. Mi sono ritrovata in poche settimane più fluida e più forte, quasi come ai vecchi tempi.
E come ai vecchi tempi, nella testa solo il movimento liquido, la concentrazione, la forza e l'abbandono. Sono pesce, gabbiano, libellula. Porto addosso una corazza da tartaruga che mi regala di giorno in giorno il tempo che passa, resa più solida dalle delusioni e dal disincanto, resa più leggera da portare dalle lezioni di vita amaramente imparate.

La mia danza avviene li dentro, al sicuro. Dove sono libera di essere nuda dai pensieri, dove resterò sempre quella ventenne idealista e sognatrice che ero.
Almeno finché mi reggeranno le caviglie e il fiato...

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mercoledì 7 settembre 2011

Friendship

Dicono che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. Vero. Ma secondo me si tratta delle stesse persone che ti sono vicine nel momento della gioia. Non sono quelli che ti fanno il regalo più prezioso, ma quelli che arrivano per primi alla tua festa, gli ultimi ad andar via.
Ci sono molti modi diversi di partecipare alla gioia e al dolore altrui, ma non ci sono tante giustificazioni: nei momenti più tristi della vita come in quelli più felici basta guardarsi intorno per quantificare in modo matematico il valore dell'amicizia.
Io non sono brava con i numeri, prendo le misure a spanne. E finisce spesso che i conti non tornino...


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giovedì 25 agosto 2011

Si può sognare la routine?

Alterno momenti di euforica volontà di condivisione ad altri più angusti istinti di ritiro a vita privata. Niente più facebook, niente più blog, niente solite attività. Ho voglia di normale routine e di condividerla con pochi, fidati, fedeli e preziosi amici e familiari.

Ho sognato questa routine da sempre: una casetta tutta per noi, una cucina da imparare a conoscere, tante piccole cose da fare ogni giorno. Routine domestica. Il matrimonio non è forse anche questo? E io ho sognato da sempre il matrimonio e quindi da sempre ho anche sognato tutto questo. Fare la casalinga non é mai stata una mia ambizione, ma gestire una casa fa parte della vita. E io voglio farmelo piacere.
Mi piace avere pulito intorno a me e si prova una grande soddisfazione nell'osservare i risultati dei propri sforzi domestici. Mi piace dare l'acqua alla mia piantina e ripiegare in armadio i vestiti appena stirati.
Ora che tutto è nuovo sembra quasi piacevole. So che presto si trasformerà in un peso, ma io sono una che ama gustarsi le cose cosi come sono, come vengono, come un caffè amaro. Me le voglio godere adesso per quel poco di gioia che possono darmi.

Mi voglio godere un po' di meritato egoismo. Troppe sono le delusioni che mi sono piovute addosso da parte delle persone, pochi, davvero pochi sono gli amici che si possono definire tali e con i quali ho voglia di condividere adesso questa mia nuova meravigliosa routine.
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martedì 23 agosto 2011

Una pace assolutamente reale

Un mese fa era il giorno del mio matrimonio. Una giornata splendida iniziata con un tempaccio e un freddo inaspettato per la stagione. Ma io ero serena come non mai. Non mi interessava assolutamente nulla del tempo. Un mese fa, il fotografo è arrivato in ritardo perché non trovava casa mia. Gli è caduta la macchina fotografica sul piede e si è pure fatto male. Ma nelle foto ero sempre sorridente. Non mi interessava assolutamente nulla del suo ritardo. La Alfa rossa di mio papà ci ha accompagnato fino alla chiesa, lì dietro l’angolo, tutti e quattro: mia sorella, mia mamma, mio papà ed io. Come andassimo ad una gita. Tranquilli.
E poi davanti alla chiesa amici inattesi e sorrisi. L’affetto della nostra parrocchia di sempre, degli amici di sempre, dei parenti, del coro. Non mi interessava nulla al di fuori di quella chiesa. Tutto ciò che avevo di più caro era lì presente e partecipe.
Una pace surreale. Anzi no, una pace assolutamente reale.
Abbiamo ricevuto un dono grande dal cielo e da tutte le persone che hanno condiviso con noi la gioia di quella giornata.
Grazie...

venerdì 22 luglio 2011

margherite

Alle pareti ho appeso l'affetto.
L'amicizia l'ho riposta sulle mensole della libreria.
Nei cassetti ho adagiato ricordi e speranze.
In valigia ho messo sogni dall'orizzonte sconfinato.
La casa trasuda la nostra voglia di iniziare una nuova vita.

Ho addosso la leggerezza di una libellula.
La pace di una margherita.
Tante margherite.