venerdì 1 aprile 2011

gioia colpevole

Alterno momenti di estrema serenità, di gioia, a momenti di folle angoscia.
Dopotutto deve essere normale con quello che accade nel mondo. E non sono angosciata per le piccole cose che riguardano il matrimonio, come dovrebbero fare tutte le spose al pensiero che tutto sia a posto, che ci sia il sole, che non ti venga da piangere o da svenire, che non ti impappini nel consenso, che non ti si sporchi il vestito, etc....
La vera angoscia che provo in questi giorni non ha nulla a che fare con il matrimonio. E' una cosa più profonda.
La mia è un'angoscia globale. Temo il futuro. E non per me, ma per i miei figli, i miei nipoti.
Ho paura delle guerre, della fame, delle catastrofi, delle tragedie. Sento addosso il peso della storia. E più leggo, più studio, più mi informo su quello che è accaduto ieri e che sta accadendo oggi nel mondo più mi sento greve, abbattuta nel mio ottimismo infantile.

Mi rallegro per aver in mano la bozza degli inviti di nozze e allo stesso tempo provo angoscia per le popolazioni in guerra, per i migranti in mezzo al mare, per i giapponesi condannati in eterno dalle radiazioni, per tutti noi che ci stiamo avvelenando per colpa dell'industralizzazione alimentare.

Non ci devi pensare. Non ci devi pensare. Non ci devi pensare.
Pensa solo alla tua gioia, sennò impazzisci.
Ma più la mia gioia diventa palpabile, più mi sento in colpa perchè sono felice.

lunedì 28 marzo 2011

il valore affettivo della polvere

Temevo fosse un'esperienza triste quella di tornare nella casa dei nonni, dopo mesi che se ne sono andati. Invece è stato piacevole, dolce. La grande casa impolverata ha appesi alle pareti e ai mobili e ai soprammobili i ricordi della mia infanzia, i giochi e i sogni. Nessuna nostalgia del passato però, nonostante la loro mancanza si faccia sentire spesso. Li sento vicini e presenti e soprattutto sono certa stiano vivendo ancora.
Mi hanno accompagnato ieri mentre cercavo qualcosa da portare con me nel mio nuovo viaggio. Qualche vassoio, bicchieri, posate, qualche soprammobile con il quale giocavo da piccolina come le nacchere, il campanaccio, lo schiaccianoci di legno.
Poche cose di valore, per lo più ricordi, oggetti con valore affettivo. Questo è ciò che rimane di noi dopo che ce ne siamo andati?
I libri di poesia del nonno. Quanti. E qualche vestito della nonna che sembra calzarmi a pennello. Una camicia da notte di seta che sembra essere quella del corredo nuziale.
Mi è parso di vederli sorridere mentre ammucchiavo su un angolo poche cose da portare nella mia nuova casa. Una parte della loro storia, della loro vita verrà via con me.
Il cassone del corredo nuziale della nonna, impolverato, seminascosto tra le cose da buttare via, mi ha fatto l'occhiolino nella speranza di accompagnare anche me in una vita lunga e bella come la loro...