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martedì 28 febbraio 2012

Sanremo backstage and underskin

Ok, raccontiamolo: stare dietro le quinte di Sanremo è stata una gran bella esperienza. Come tutti i grandi eventi che coinvolgono la stampa, la tv, le radio e i personaggi dello spettacolo, è sempre interessante assistere ai backstage, cercare di captare dinamiche e movimenti, farsene un'idea più soppesata basandosi sulle impressioni a pelle. E sul segno che ti rimane.
Il mio è ancora fresco. Devo ancora decifrarlo.

Il fatto è che mi sono trovata ad annusare il backstage di questo evento in una triplice veste.
Da p.r., innanzitutto. Ero lì per questo: per rappresentare un cliente per cui lavoro, per promuovere la sua azienda e i suoi prodotti. E sotto questa veste ho portato a casa moltissimo, una bella avventura, dei bei contatti, un bel po' di sonno arretrato e soprattutto una bella certezza: questo lavoro fa proprio per me, mi diverte, mi viene naturale, mi calza a pennello come quel vestitino rosa che ho comprato da Combipel a 17 euro e indossato con massimo orgoglio.

Nello strato inferiore c'era però la giornalista che fotografava ogni movimento, che osservava i ritmi e le dinamiche sotterranee, che annotava i rumors e - soprattutto - che si accoccolava nella sala stampa, godendosi l'ebbrezza di essere semplicemente lì. Ho portato a casa una grande emozione dalla terza fila della sala stampa. Tutta mia. Un gran regalo.

Ma ancora più sotto -underskin - c'era un'altra persona, che guardava con occhi incantati tutto quello staccare e attaccare jack nel palco di Casa Sanremo, che tirava l'orecchio ad ogni prova microfono, che sentiva il basso pulsare nello stomaco, come ai vecchi tempi. Quell'adolescente cicciottella, sempre avvolta nel suo maglione giallo extra-large, che scriveva sul quadernone dei Take That le canzoni inventate da lei strimpellandole con la chitarra e sulla tastiera del papà, era proprio lì, in piedi, come su un pavimento di ghiaccio sottile, immobile. Una quindicina d'anni di più e di chili di meno, ero riprecipitata per un istante dentro quel maglione giallo. Un flash.

Se alla pr e alla giornalista è toccato l'entusiasmo, all'adolescente cresciuta è toccato il disincanto. L'adolescente cicciottella, col quadernone dei Take That riempito di parole ed accordi, ha portato a casa la consapevolezza che avrebbe potuto essere lì, dall'altra parte del palco, se solo avesse avuto un po' più di coraggio ed incoscienza e un po' meno ragionevolezza, un po' meno saggezza, un po' meno paura del giudizio altrui e dell'insuccesso. Un po' meno testa e un po' più pancia, pelle, unghie, denti.

Quella stessa persona con tre cambi d'abito addosso ha portato a casa la convizione che c'è un perchè se ricevi un dono, che se lo ricevi lo devi condividere e se non lo fai per quanto cerchi di soffocarlo lui riaffiora sempre. Un dono, se l'hai ricevuto, te lo porti sempre dietro e ti tormenta. Più cerchi di sotterrarlo più ti sotterra. E non è questione di successo, ma di condivisione. Il successo è solo un abito, una maschera, una confezione, una gabbia. La vera ricchezza è nella condivisione. E certi doni se non li condividi ti soffocano.


venerdì 11 novembre 2011

Danza interiore

Ho ripreso da poco le lezioni di danza. A quasi 30 anni, si, dopo che avevo smesso da 3. Un trauma catartico.

Alla prima lezione ho cominciato subito a sentirmi vecchia e arruginita. Come un macigno dentro i muscoli delle gambe e nel petto. Nella mia testa riaffioravano, come gli gnocchi nella pentola dell'acqua calda, le posizioni imparate dal paziente insegnamento della maestra. Il mio cervello era fresco e pieno di entusiasmo, ma il mio corpo non rispondeva ai comandi.

Piano piano però la magia dei plié mi ha ringiovanito. Se non altro nello spirito. Mi sono ritrovata in poche settimane più fluida e più forte, quasi come ai vecchi tempi.
E come ai vecchi tempi, nella testa solo il movimento liquido, la concentrazione, la forza e l'abbandono. Sono pesce, gabbiano, libellula. Porto addosso una corazza da tartaruga che mi regala di giorno in giorno il tempo che passa, resa più solida dalle delusioni e dal disincanto, resa più leggera da portare dalle lezioni di vita amaramente imparate.

La mia danza avviene li dentro, al sicuro. Dove sono libera di essere nuda dai pensieri, dove resterò sempre quella ventenne idealista e sognatrice che ero.
Almeno finché mi reggeranno le caviglie e il fiato...

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venerdì 24 giugno 2011

Click... solo una grande gioia

La soglia di un mese prima è stata superata. Cerco di non farmi sopraffare dalle migliaia di cose da fare e ricordare e pensare: voglio godermi ogni singolo istante. Assaporare ogni piccolo grande passo avanti, osservare con soddisfazione come la mia vita piano piano stia cambiando, in meglio… Osservare i piccoli grandi gesti delle persone che mi sono vicine in questo momento, cercare di glissare sulle mancanze e sulle cose che non sono come vorrei... Solo sogni belli.
A partire dalla nostra casetta che comincia a prendere forma, rispecchiando un pezzo dopo l’altro la nostra personalità, i nostri gusti, i nostri colori. Non sempre è facile trovare l’accordo e quindi ne esce fuori una casa molto eclettica, esattamente come noi, una sintesi perfetta di quella diversità e complementarietà che ci ha permesso di arrivare insieme fin qui dopo 14 anni. Modernità ed elementi classici, tradizione e tecnologia, i ricordi dei miei viaggi e quelli della nostra storia ma soprattutto ironia, colore e un po’ di sano “arrangiarsi”, tipico di noi che siamo gente da campeggio e da viaggi all’avventura…

Anche il viaggio è quasi del tutto a posto, l’attesa estenuante per le carte di credito (che sono un'invenzione infernale e che disattieveremo non appena rientrati), la patente internazionale per guidare nel deserto dei Mohave in direzione Grand Canyon, pile di guide e di libri sui villages di New York e la storia dell’immigrazione americana. Ho ripescato i miei vecchi libri consumati sulla storia degli Indians native, ho trovato itinerari e percorsi lungo la route 66 e poi ho comprato un bel diario corposo… 

Non vedo l'ora che sia quel giorno, ma allo stesso tempo vorrei dilatare un pochino questa attesa per poterla assaporare meglio... Ci sarebbero così tante cose da annotare, ma l’unica cosa che riesco a scrivere in questo momento sono delle lunghe liste di cose da fare e di persone a cui telefonare. Nel frattempo capitano un sacco di cose meravigliose che vorrei fotografare una ad una per portare con me per sempre il ricordo di questi giorni…
Click…il copriletto che mi ha comprato la mamma al mercato e che mi assomiglia più di qualsiasi altra cosa in quella casa. Click… il vestito che finalmente calza alla perfezione e la signora Mirella quasi commossa… Click... il libretto della messa da correggere che ogni volta che lo leggo mi emoziono… Click… amici e parenti che dimostrano in mille modi il loro affetto… Click… le lenzuola che mi ha regalato la nonna finalmente nell’armadio, come sarebbe felice di vederle finalmente al loro posto…

A volte mi prende un po’ l’ansia e la mia paura irrazionale di perdere il controllo della situazione. Panico. Ma so che non succederà. Nella mia vita mi sono sempre goduta al massimo i momenti più forti ed emozionanti, dagli esami di maturità alla laurea. Come entrare in scena sul palco: l’emozione dei 5 minuti prima mi farà tremare le gambe, poi ci sarà solo una grande gioia. 

mercoledì 8 giugno 2011

anche partendo da zero...

Quando ad agosto scorso eravamo su quella spiaggetta di Dubrovnik, vicino agli scogli e al tramonto, pensavamo “Chissà se ce la facciamo... Con contratti a tempo determinato, senza un soldo, siamo sicuri di riuscire a farcela da soli? Riusciremo a fare un mutuo? Riusciremo a pagare un affitto, le bollette, le spese? E il matrimonio? Riusciremo a organizzare la festa? ".

Non siamo mai stati dei conformisti, “faremo quello che possiamo” ci dicevamo. Il matrimonio per noi non è quella cosa mostruosa che si vede nei film e nei programmi di wedding planner. Il matrimonio è una cerimonia, serve un sacerdote e dei testimoni. Abito, fiori, addobbi, musica, pranzo, bomboniere…. sono tutte cose non indispensabili, piacevoli ma non indispensabili. "Andremo a risparmio, chissenefrega delle cose superflue". Ridevamo, ma non era una battuta: effettivamente ci si può sposare anche senza un soldo. E per vivere ci basta quel che abbiamo. “Lavoriamo entrambi, non prenderemo chissacchè ma un affitto lo possiamo pagare. Magari non compriamo casa, magari  andiamo in affitto in un mini, magari arredato, magari risparmiamo su tante cose, forse possiamo farcela”.

La voglia di stare insieme è più forte del conformismo. Per fortuna.
Quando pensavo a queste cose, forse un po’ da incosciente non ero mai troppo preoccupata. E non lo sono tutt’ora che manca così poco e ci sono ancora un sacco di cose da fare!
Pole pole, dicevano in Africa. Piano piano e si fa ogni cosa.
Pensi di partire da zero e di non avere nulla, invece hai tutto.

giovedì 19 maggio 2011

quotidianità straordinaria

Quando hai di fronte la persona giusta non ci sono film o romanzi che tengano. 
La realtà supera la fantasia. E non ci sono altre parole. 

Ecco perchè non amo i romanzi, ma prediligo i reportage: sono abituata ad una quotidianità troppo straordinaria per emozionarmi di fronte alla finzione.

lunedì 25 aprile 2011

acqua viva

Ho percorso chilometri eppure mi sembra di ritornare sempre allo stesso punto, allo stesso posto, su quell'angolo di altare che è da più di 20 anni la mia casa, confortevole e profumata.
Seduta da 20 anni su quella stessa panca di legno, a sfogliare il libretto dei canti, mi sento che sono compiuta, nonostante i miei sogni mi abbiano fatto vagare più lontano. A volte troppo.
Ma dove voglio andare?
Non desidero veramente nient'altro che restare su quella panca a scrutare l'assemblea, ad assimilare insegnamenti, a sorridere sguardi sinceri e spontaneamente buoni. Qui sopra gli unici problemi sono gli attacchi di un canto, un accordo stonato, il non sapere se il Padre Nostro lo farà cantato o no.

Più viaggio distante, con gli aerei e la fantasia, più torno volentieri a casa. Più cerco una realizzazione nel mio lavoro, nei miei hobby, nei miei mille impegni, più scopro che lontano da questo altare non trovo nulla che sappia estinguere la mia sete.
In fondo non sono affatto ambiziosa. La mia massima ambizione è la serenità. La pace.
La mia più grande rivoluzione partirà proprio da questo altare. Perchè qui ho trovato l'acqua viva, quella capace di estinguere la mia sete.

venerdì 15 aprile 2011

Honey moon, honey wheel

Indiani e cowboys, i tanti libri letti quell’estate del 97 nella casa di montagna di Fiera, con i nonni. Le puntate, a memoria, della Signora del West, il maglione di lana fatto a ferri davanti alla tv. Gli stivali texani comprati nel 98 in quel negozietto a Venezia. Il massacro dei nativi e la mia guerra aperta con il generale Custer. L’acchiappasogni. Balla coi lupi. E poi i cd di musica country, i primi regali fatti a Marco, il cravattino. 
I Fragile e John Denver. “Stand by your man”, “Sunshine on my shoulders”, “Take me home country roads”.

Riaffiorano vecchi ricordi e pezzi della nostra storia. 15 anni fa questo era il mio mondo, questi erano i miei sogni. La musica, le prime battaglie contro l’ingiustizia, gli orizzonti sconfinati.

Poi è arrivato il gospel, il blues e le storie sulla deportazione degli schiavi dall’Africa nera. E mentre ho finito la scuola e l’università e ho iniziato ad addentrarmi nel mondo del lavoro è arrivata l’Africa. All’improvviso. 
E con l’Africa i miei poveri e i loro sorrisi. 
Dalla parte della povertà e della pace ho a lungo visto l’America come un malfattore della storia, dalla Guerra del Golfo all’Afghanistan. Ho condannato il suo consumismo sfrenato, ho studiato la Guerra Fredda. America. Punto di partenza e di arrivo, di scontro e di incontro. 
Ho imparato Russians di Sting.

I miei studi, il mio lavoro, i miei viaggi, le mie battaglie sono passate di continente in continente. Senza accorgermene hanno seguito una traccia, forse un vero e proprio solco. Imprescindibile. Dai nativi americani agli africani della savana, tornando in Europa per raccontare il dramma di Chernobyl. Di violenza in violenza. Di vittima in vittima. Dalla parte degli ultimi. 
Poi il ritorno alla base. E tutto riemerge e riaffiora. Con il senso di colpa di scoprirsi immersi fino al collo dentro l'americanità. One more car one more ride. Come una ruota che gira. Ora è il momento di cominciare una nuova vita ripartendo dal via. Da dove è iniziato tutto. 

Alla fine non sono diventata una cantautrice folk ma forse qualche vecchio sogno nel cassetto riuscirò a realizzarlo … Monument Valley, Grand Canyon, Route 66… I’m coming home!!!!

venerdì 1 aprile 2011

gioia colpevole

Alterno momenti di estrema serenità, di gioia, a momenti di folle angoscia.
Dopotutto deve essere normale con quello che accade nel mondo. E non sono angosciata per le piccole cose che riguardano il matrimonio, come dovrebbero fare tutte le spose al pensiero che tutto sia a posto, che ci sia il sole, che non ti venga da piangere o da svenire, che non ti impappini nel consenso, che non ti si sporchi il vestito, etc....
La vera angoscia che provo in questi giorni non ha nulla a che fare con il matrimonio. E' una cosa più profonda.
La mia è un'angoscia globale. Temo il futuro. E non per me, ma per i miei figli, i miei nipoti.
Ho paura delle guerre, della fame, delle catastrofi, delle tragedie. Sento addosso il peso della storia. E più leggo, più studio, più mi informo su quello che è accaduto ieri e che sta accadendo oggi nel mondo più mi sento greve, abbattuta nel mio ottimismo infantile.

Mi rallegro per aver in mano la bozza degli inviti di nozze e allo stesso tempo provo angoscia per le popolazioni in guerra, per i migranti in mezzo al mare, per i giapponesi condannati in eterno dalle radiazioni, per tutti noi che ci stiamo avvelenando per colpa dell'industralizzazione alimentare.

Non ci devi pensare. Non ci devi pensare. Non ci devi pensare.
Pensa solo alla tua gioia, sennò impazzisci.
Ma più la mia gioia diventa palpabile, più mi sento in colpa perchè sono felice.

lunedì 28 marzo 2011

il valore affettivo della polvere

Temevo fosse un'esperienza triste quella di tornare nella casa dei nonni, dopo mesi che se ne sono andati. Invece è stato piacevole, dolce. La grande casa impolverata ha appesi alle pareti e ai mobili e ai soprammobili i ricordi della mia infanzia, i giochi e i sogni. Nessuna nostalgia del passato però, nonostante la loro mancanza si faccia sentire spesso. Li sento vicini e presenti e soprattutto sono certa stiano vivendo ancora.
Mi hanno accompagnato ieri mentre cercavo qualcosa da portare con me nel mio nuovo viaggio. Qualche vassoio, bicchieri, posate, qualche soprammobile con il quale giocavo da piccolina come le nacchere, il campanaccio, lo schiaccianoci di legno.
Poche cose di valore, per lo più ricordi, oggetti con valore affettivo. Questo è ciò che rimane di noi dopo che ce ne siamo andati?
I libri di poesia del nonno. Quanti. E qualche vestito della nonna che sembra calzarmi a pennello. Una camicia da notte di seta che sembra essere quella del corredo nuziale.
Mi è parso di vederli sorridere mentre ammucchiavo su un angolo poche cose da portare nella mia nuova casa. Una parte della loro storia, della loro vita verrà via con me.
Il cassone del corredo nuziale della nonna, impolverato, seminascosto tra le cose da buttare via, mi ha fatto l'occhiolino nella speranza di accompagnare anche me in una vita lunga e bella come la loro...

martedì 22 marzo 2011

wedding planner

Bello organizzare il proprio matrimonio per una come me che organizza eventi di mestiere.
Un piano di azione dettagliato sempre sottomano, una lista di priorità, contatti, contatti, contatti. Un'agenda moleskine che scoppia e siamo appena a marzo.
Idee, numeri di telefono, nomi, promemoria, cose da fare appuntate su centinaia di post it colorati.

Dicevano che era uno stress, ma io mi sto divertendo molto a costruire mattoncino alla volta i vari dettagli che comporrano il giorno del mio matrimonio e i giorni futuri.
Ci sono milioni di cose da pensare tutte insieme, ma sono tutte cose così belle e piacevoli che se non ci si fa stressare da tutti quelli che vogliono darti consigli diventa un vero e proprio momento di piacere.
Parola d'ordine: facciamo a modo nostro, quello che ci piace, quello che possiamo, quello in cui crediamo.
Il matrimonio in chiesa, una festa all'insegna della semplicità, simboli studiati, scelte motivate, sobrie, etiche.

Bello scoprire di essere d'accordo sulle cose più importanti. Bello immaginarsi il futuro insieme.
Bello appendere al cielo i desideri e vederli avverarsi così velocemente.
Bello fare il wedding planner di se stessi.

mercoledì 16 marzo 2011

Una traversata lunga 14 anni

Abbiamo sempre voluto sposarci. Non serviva chiederlo. Io avevo circa 15 anni, Marco quasi 17 e se vado a sfogliare la vecchia Smemo 1997 trovo già scritto questo sogno.
Probabilmente siamo stati fortunati, probabilmente siamo stati duttili, probabilmente ci abbiamo messo tutto il nostro impegno. Sarà anche poco romantico ma sono sempre stata convinta che il sentimento da solo non porti lontano. E secondo me l’amore è anche volontà, impegno, determinazione. Non solo, ma anche.

E’ un po’ come il nuotatore che attraversa la vasca: all’inizio ha la spinta del tuffo che gli dà energia, che lo va viaggiare veloce, che lo fa quasi volare, poi un po’ alla volta l’inerzia finisce e comincia a farsi sentire l’attrito dell’acqua, che sono le tante difficoltà della vita, le divergenze di opinione, di carattere…. Se il nuotatore non avesse la volontà e la determinazione a giungere alla fine della vasca finirebbe per arrendersi a metà. E invece… se uno si pone degli obiettivi, se uno è disposto anche a fare fatica pur di finire la vasca poi al termine della sfida con l’acqua la sua emozione sarà ancora più grande dell’inizio.

Abbiamo nuotato insieme in molte vasche in questi 14 anni, non senza incontrare correnti contrarie. Ci siamo fatti le spalle robuste a forza di bracciate. E la resistenza. Abbiamo fatto fiato, siamo allenati per una nuova traversata.