venerdì 27 aprile 2012

HoneyUSA: Lo zio d'America

30 luglio 2011 - New York to Toronto

Non potevamo, proprio non potevamo passare per gli States e non andare a far visita allo zio Luigi a Toronto. Fratello della mia nonna paterna lo zio Luigi compie quest'anno 90 anni e vive a Toronto da quando trent'enne se ne andò da Venezia per cercare lavoro nei cantieri navali di questa nascente città canadese.
Lucido e arzillo come se gli ultimi 20 anni li avesse trascorsi a giocare a golf (appunto) lo zio Luigi ci ha accolto a braccia aperte nella sua casetta in un quartiere residenziale della periferia di Toronto e non ha voluto sentir ragioni che dormissimo in albergo. Tanto lui in quella grande casa vive ora tutto solo e di camere libere ne ha.
Toronto. Ad appena due ore di volo da NY, questa grande città canadese affacciata sul lago Michigan l'abbiamo vista solo dal finestrino del taxi e dalla finestra della villetta dello zio. Abbiamo trascorso tutta la giornata insieme a lui oggi, a sentire i suoi racconti, a cucinare insieme per la cena e a ripercorrere insieme a lui una storia che milioni di italiani della sua generazione hanno vissuto. Lo zio, che sarebbe lo zio di mio papà, vive solo da 15 anni, da quando se ne è andata la moglie, anch'essa italiana di origine. Sono tanti gli italiani che vivono in questa città, molti in questo quartiere. Tanto che lo zio fa parte di un coro che canta canzoni popolari abbruzzesi e va a messa nella chiesa cattolica qui vicino dove celebrano la messa in italiano. (Ci siamo andati insieme, in macchina. E lui guidava!).

I suoi figli vivono a 40 minuti di macchina da qui. E lui è contento perchè sono "vicini".
Lo zio Luigi venne qui a cercare qualcosa di meglio. Non è fuggito dalla fame e dalla miseria, perché a Venezia negli anni 40 era certo più dura di adesso ma non si moriva di fame. Ma era appena finita la guerra e lui era costretto a fare due lavori per campare. I miei nonni hanno deciso di restare e alla fine tra tanti sacrifici a loro non è andata poi così male. Hanno lavorato una vita, avuto famiglia e figli e pur senza troppi agi hanno comunque avuto una vita serena. Lo zio però giustamente dice che all'epoca non poteva sapere che in Italia le cose sarebbero migliorate e non appena sentì che al di là dell'oceano c'era un'opportunità di lavoro non ci pensò due volte e partì lasciando qui i genitori, i fratelli e gli amici. E una moglie con un bambino piccolo.
Stette via dei mesi senza far ritorno a casa e all'epoca mica c'era skype (cosa che invece oggi usa molto bene...). Poi il lavoro laggiù divenne una sicurezza e prese la difficile decisione di trasferirsi con l'intera famiglia definitivamente a Toronto. Una decisione che la zia non ha mai condiviso e che ha fatto molta fatica ad accettare. Io e Marco ascoltavamo oggi le sue parole come due bambini e ci immaginavamo noi due, alle prese con una scelta simile. Situazione tra l'altro non così remota....

Quando ero piccola e a Venezia mi raccontavano di questo zio emigrato in America che viveva in una villa, che giocava a golf e che trascorreva l'inverno in Florida a casa della figlia che aveva sposato un informatico miliardario. Immaginavo una vita di lussi e agi e un po' invidiavo i miei lontani cugini. Ma venire qui e notare che la villa di cui si parlava non è che una casetta a schiera molto semplice, dove lo zio vive solo in un quartiere dove anche per fare la spesa deve prendere la macchina perché le distanze sono esagerate e i figli sono lontani più di 40 minuti di macchina da lui pur abitando nella stessa città... Beh le cose si dimensionano un po'.

Lo zio Luigi è un pittore straordinario. Nel salotto della taverna ha appeso un quadro meraviglioso in cui è tratteggiata a inchiostro Venezia, la sua città. Ci mostrava questo quadro con orgoglio e con evidente nostalgia. A Venezia lo zio ci è tornato spesso, e infatti l'abbiamo conosciuto durante le sue visite. Ma credo che quando si nasce in una città come Venezia sia davvero difficile stare lontano a lungo. Noi siamo mestrini, a Venezia ci andiamo anche tutti i giorni, volendo, ma non ci siamo nati. Credo che sia particolarmente difficile allontanarsi da tanta bellezza per passare le giornate in uno di questi quartieri anonimi e giganti alle porte di una città enorme che a malapena si conosce di sfuggita...
Ho notato che lo zio faceva di tutto per convincerci e convincersi di al fatto bene a lasciarsi alle spalle Venezia e a cominciare una nuova vita qua.E ha fatto sicuramente bene se pensiamo a come se la passano i suoi figli rispetto ai miei genitori, dal punto ci vista economico, certo.
Ma non mi ha convinto. I suoi occhi che guardavano quel quadro di Venezia non mi hanno convinto.

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