30 luglio 2011 - New York to Toronto
Non
potevamo, proprio non potevamo passare per gli States e non andare a
far visita allo zio Luigi a Toronto. Fratello della mia nonna paterna lo
zio Luigi compie quest'anno 90 anni e vive a Toronto da quando
trent'enne se ne andò da Venezia per cercare lavoro nei cantieri navali
di questa nascente città canadese.
Lucido e arzillo come se gli
ultimi 20 anni li avesse trascorsi a giocare a golf (appunto) lo zio
Luigi ci ha accolto a braccia aperte nella sua casetta in un quartiere
residenziale della periferia di Toronto e non ha voluto sentir ragioni
che dormissimo in albergo. Tanto lui in quella grande casa vive ora
tutto solo e di camere libere ne ha.
Toronto. Ad appena due ore di
volo da NY, questa grande città canadese affacciata sul lago Michigan
l'abbiamo vista solo dal finestrino del taxi e dalla finestra della
villetta dello zio. Abbiamo trascorso tutta la giornata insieme a lui
oggi, a sentire i suoi racconti, a cucinare insieme per la cena e a
ripercorrere insieme a lui una storia che milioni di italiani della sua
generazione hanno vissuto. Lo zio, che sarebbe lo zio di mio papà, vive
solo da 15 anni, da quando se ne è andata la moglie, anch'essa italiana
di origine. Sono tanti gli italiani che vivono in questa città, molti in
questo quartiere. Tanto che lo zio fa parte di un coro che canta
canzoni popolari abbruzzesi e va a messa nella chiesa cattolica qui
vicino dove celebrano la messa in italiano. (Ci siamo andati insieme, in
macchina. E lui guidava!).
I suoi figli vivono a 40 minuti di macchina da qui. E lui è contento perchè sono "vicini".
Lo zio Luigi venne qui a cercare qualcosa di meglio. Non è fuggito dalla
fame e dalla miseria, perché a Venezia negli anni 40 era certo più dura
di adesso ma non si moriva di fame. Ma era appena finita la guerra e lui era costretto a fare due lavori per campare. I miei
nonni hanno deciso di restare e alla fine tra tanti sacrifici a loro
non è andata poi così male. Hanno lavorato una vita, avuto famiglia e
figli e pur senza troppi agi hanno comunque avuto una vita serena. Lo
zio però giustamente dice che all'epoca non poteva sapere che in Italia
le cose sarebbero migliorate e non appena sentì che al di là dell'oceano
c'era un'opportunità di lavoro non ci pensò due volte e partì lasciando
qui i genitori, i fratelli e gli amici. E una moglie con un bambino
piccolo.
Stette via dei mesi senza far ritorno a casa e all'epoca mica
c'era skype (cosa che invece oggi usa molto bene...). Poi il lavoro laggiù divenne una sicurezza e prese la
difficile decisione di trasferirsi con l'intera famiglia definitivamente
a Toronto. Una decisione che la zia non ha mai condiviso e che ha fatto
molta fatica ad accettare.
Io e Marco ascoltavamo oggi le sue parole come due bambini e ci
immaginavamo noi due, alle prese con una scelta simile. Situazione tra
l'altro non così remota....
Quando ero piccola e a Venezia mi raccontavano di questo zio emigrato in
America che viveva in una villa, che giocava a golf e che trascorreva
l'inverno in Florida a casa della figlia che aveva sposato un
informatico miliardario. Immaginavo una vita di lussi e agi e un po'
invidiavo i miei lontani cugini. Ma venire qui e notare che la villa di
cui si parlava non è che una casetta a schiera molto semplice, dove lo
zio vive solo in un quartiere dove anche per fare la spesa deve prendere
la macchina perché le distanze sono
esagerate e i figli sono lontani più di 40 minuti di macchina da lui pur
abitando nella stessa città... Beh le cose si dimensionano un po'.
Lo zio Luigi è un pittore straordinario. Nel salotto della taverna ha
appeso un quadro meraviglioso in cui è tratteggiata a inchiostro
Venezia, la sua città. Ci mostrava questo quadro con orgoglio e con
evidente nostalgia. A Venezia lo zio ci è tornato spesso, e infatti
l'abbiamo conosciuto durante le sue visite. Ma credo che quando si nasce
in una città come Venezia sia davvero difficile stare lontano a lungo.
Noi siamo mestrini, a Venezia ci andiamo anche tutti i giorni, volendo,
ma non ci siamo nati. Credo che sia particolarmente difficile
allontanarsi da tanta bellezza per passare le giornate in uno di questi
quartieri anonimi e giganti alle porte di una città enorme che a
malapena si conosce di sfuggita...
Ho notato che lo zio faceva di tutto
per convincerci e convincersi di al fatto bene a lasciarsi alle spalle
Venezia e a cominciare una nuova vita qua.E ha fatto sicuramente bene
se pensiamo a come se la passano i suoi figli rispetto ai miei genitori,
dal punto ci vista economico, certo.
Ma non mi ha convinto. I suoi occhi che guardavano quel quadro di
Venezia non mi hanno convinto.
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