mercoledì 14 settembre 2011

La mia prima vendemmia

Si può dire di aver vissuto senza aver mai provato l'ebbrezza di una vera vendemmia?
Cittadina da sempre, non ho mai visto da vicino questo rituale contadino antico. Me ne vergogno, perché si tratta di una carenza culturale imperdonabile.
Curiosa per deformazione professionale, ho trascinato marito ed amici alla vendemmia del Valdobbiadene DOCG, tra le spettacolari colline trevigiane di Guia.
Giornata stranamente calda per la vendemmia, quest'anno anticipata a fine agosto. Pantaloni lunghi e scarponi da montagna. L'appuntamento è direttamente in vigna, dove ci accompagna personalmente Desiderio, il titolare della Cantina Bortolin Angelo Spumanti, produttore di un Valdobbiadene DOCG da Gran Medaglia d'oro. Se dobbiamo vendemmiare allora andiamo a farlo dove si produce il miglior spumante del mondo no?
Il posto è spettacolare. Il vigneto si distende sulla riva di una collina, del tutto nascosta dalla strada, a cui si accede solo tramite uno stretto sentiero asfaltato. Franco, il proprietario del vigneto e cognato di Desiderio, ci aspettava li insieme a moglie e tre figli e alle sue due sorelle anch'esse con marito e figli. É domenica e questa non é gente che vendemmia di professione. Ci siamo infiltrati nel bel mezzo di un rituale familiare.

Il vigneto apparteneva al padre di Franco insieme a un altro pezzo della collina e a quella casa laggiù, oggi venduta e restaurata, ma ancora disabitata.
Mentre iniziamo a recidere i grappoli succosi con delle apposite forbici le sorelle di Franco e la moglie Giovanna ci raccontano episodi della loro infanzia in vigna, il tempo in cui abitavano in quella casa senza elettricità e acqua corrente, quando la nonna allevava bachi da seta sull'enorme gelso che sorge ancora nel cortile. Giovanna ricorda i consigli di suo padre Angelo, il fondatore della Cantina che porta il suo nome, su come procedere in modo ordinato la vendemmia lungo i filari, e descrive i giochi dei bambini che avevano il compito di raccogliere tutti gli acini caduti a terra...
Il tempo si ferma. Rimane solo il profumo dell'uva matura. I cani corrono liberamente per il vigneto insieme ai bambini.
Man mano che si procede si osserva come cambiano i grappoli a seconda della posizione del tralcio: più vicino al bosco e al lato ombroso della collina sono meno maturi, gli acini verdi e meno polposi. Mentre lassù dove il sole illumina i filari fino a sera sono più belli, ricchi e succosi. Si capisce così la profonda differenza che c'è tra il Prosecco doc (coltivato in pianura) e il docg (in collina). La fatica del lavoro in questi vigneti eroici é tutta descritta nei profumi inconfondibili del Valdobbiadene docg. Un succo di storia e di sacrifici. Quelli di una famiglia come questa di Angelo, ad esempio, oggi premiata dal riconoscimento internazionale per l'alta qualità dei suoi spumanti.
Grazie al nostro inesperto contributo la vendemmia finisce presto. Quattro persone in più, per quanto digiune di esperienza e tecnica, possono fare la differenza. E cosi c'è tutto il tempo di allestire una tavolata sotto un vecchio noce. Quel noce da cui spunta, quasi spettrale, una falce, dimenticata lassù appesa chissà quanto tempo fa dal padre di Franco. Il noce ora l'ha inglobata al suo tronco, come a voler conservare anch'esso un ricordo della famiglia che per tanti anni ha coltivato con amore quella terra.
Già, perché sembra proprio che la terra riesca a cogliere le emozioni delle mani che la lavorano. Ed è proprio quella stessa passione per la vite e i suoi frutti che contraddistingue ogni membro della famiglia Bortolin. Una passione estremamente contagiosa e travolgente, che abbraccia con generosità e sincero affetto ogni persona che ne entri in contatto.
Come noi, per un giorno adottati nella vigna dalla famiglia Bortolin. Bere un bicchiere di vino d'ora in poi non sarà più la stessa cosa.

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