3 agosto, Los Angeles: Back to the Future Tour
Presente
quando guardi un film e c'hai uno vicino che anticipa tutte le battute
nonchè i rumori di fondo? Ecco questo è Marco quando guardiamo la saga
di Ritorno al Futuro (Back to the Future), il film prodotto nel 1985 da Steven Spielberg e diretto da Robert Zemeckis con attori protagonisti Michael J. Fox e Christopher Lloyd.
Siamo
sempre stati appassionati di quel film, geniale nella trama e negli
effetti speciali (per l'epoca...) e quel film, anzi, quei tre film, sono
stati girati proprio qui a Los Angeles. Potremmo mica perderci
l'occasione di andare a vedere alcune location dove Doc e Martin con la
macchina del tempo hanno girato alcune scene?
In
internet Marco aveva trovato un sito che elencava tutte le location
principali con tanto di indirizzo: la casa dove abitava George Mc Fly
nel 1955 e la casa di Beef, la scuola dove si ambientano numerose scene
del 1° e del 2° film, il parcheggio del Twin Pine's Mall dove parte la
De Lorian per il suo primo viaggio nel tempo, la casa del preside, il
quartiere di Hilldale dove abita la famiglia Mc Fly, la vecchia e
bellissima casa di legno dove abitatava Doc nel 1955.... e poi infine
anche la Monument Valley, dove è ambientato il terzo film... eh si, nei
prossimi giorni raggiungeremo anche quella!
Questo si che è un bel giro turistico alternativo! Dopo Disneyland ora tocca a uno dei nostri film preferiti!
Un po' in stile Goonies ci avventuriamo alla scoperta di questo itinerario.Non esistono indicazioni ufficiali, dovremmo proprio andare all'avventura!
Un po' in stile Goonies ci avventuriamo alla scoperta di questo itinerario.Non esistono indicazioni ufficiali, dovremmo proprio andare all'avventura!
Tabella
degli indirizzi alla mano cerchiamo intanto di capire sulla cartina
dove sono situate le varie tappe e ne selezioniamo alcune. Certo che i
produttori di Back to the Future hanno scorrazzato parecchio per la
città alla ricerca del set ideale: sono tutte sparse qua e là
nell'intera valle!
Decidiamo di partire dal Twin Pine's Mall,
il piazzale del market da cui parte la macchina del tempo nel primo
film. Si trova in un quartiere di Los Angeles dal nome Industry nella
zona est della metropoli.
Km
e km di autostrada semideserta in mezzo a periferie omologate e comuni
quanto quelle appena viste lungo l'attraversata verticale della città in
direzione e ritorno da Palos Verde.Il navigatore ci conduce in una zona
commerciale e ci fa raggiungere un ampio parcheggio, sempre
semideserto. Rallentiamo. Nessuna scritta richiama la location del film,
c'è un centro commerciale del tutto differente dal Twin Pine's Mall del
film. Marco scende e perplesso si guarda intorno. Scendo anch'io, ma
niente, forse abbiamo sbagliato indirizzo o forse non è rimasto più
nulla di quello che c'era negli anni '80. Ma all'improvviso Marco ha
un'illuminazione: "Quella è la discesa dei libici!!!!!" e indica una
vietta in discesa che fa ingresso nel piazzale.
"Ma
certo! - concordo io - lì è da dove arrivano i libici per fucilare
Doc!!!". Come due cretini (per fortuna non c'era nessuno) ci mettiamo a
recitare le parti del film "Mi hanno trovato! Non so come ma mi hanno
trovato! Scappa Martin, i libici!!!!!!" E corriamo su e giù per il
piazzale scattando foto e filmando il panorama. Il tutto - ricordo- in
un banalissimo parcheggio di un supermercato di periferia. Troppo bello!
Eravamo davvero nel piazzale dove è stata girata quella scena. (c'è chi
si accontenta di poco per essere felice).
Supereccitati ci rimettiamo in macchina decisi a raggiungere la prossima meta: la scuola di George e Martin McFly.
Km e km e ci arriviamo proprio davanti: completamente riammodernata
dall'epoca, ma è proprio quella e nella viuzza li vicino dovrebbe
esserci (almeno lo dice il sito internet) la casa del preside, quella
presa d'assalto dai teppisti nel film 2 ambientato nel futuro
alternativo. Troviamo anche la casa azzurrina del preside, oggi abitata
da qualche ignaro vecchietto. Per la strada non c'è un'anima viva. Ma
dove sono tutti? ci chiediamo.
Ripartiamo alla volta della casa di George Mc Fly.
Sulla stessa strada dovrebbe esserci anche quella di Beef, con il
garage da cui esce con l'auto su cui è nascosto Martin nel 2 film. Ci
addentriamo in un bel quartiere residenziale attraversato da vie
ombrose. A destra e sinistra villette tipicamente americane, il prato
inglese davanti senza alcuna recinzione. Tipo due spie rallentiamo fino a
fermarci davanti alla villetta al civico 58, indicata dal sito come
quella dove erano ambientate le scene di George Mc Fly nel 55. Bassi
bassi, silenzio. Non c'è nessuno, ma nella villetta di fianco una
famiglia cinese con dei bambini sta schiamazzando nel giardino. Siamo un
attimino sospetti ad aggirarci così per la via. Una foto veloce. Sss, è
proprio quella casa lì! Nell'altro lato della strada, poco più avanti, la casa di Beef dove viveva con la nonna nel 55. Ed eccolo: il garage!!! Nuuoooo il garage!!! Praticamente due idoti.
Vittoriosi ci dirigiamo verso l'ultima tappa, passando prima per il quartiere di Hilldale,
che nella realtà è ancora più bello che nel film, addirittura protetto
all'ingresso da una sbarra che autorizza l'accesso solo ai residenti.
Finalmente raggiungiamo l'imponente residenza in legno di Doc "the Blacker House",
in Hillcrest Avenue, nel quartiere di Oak Knoll a Pasadena, considerata
un gioiello dell'architettura di fine '800 firmata Greene and Greene e
inserita nel registro nazionale dei luoghi storici (pensa ti!).
Realizzata in legno e nel tempo restaurata è rimasta un esempio
dell'architettura americana di quell'epoca. Bellissima.
Ma soprattutto bellissima la "rimessa" di legno in cui Doc all'inizio del secondo film scopre la De Lorian a Martin.
Se ieri a Disneyland eravamo felici come due bambini, oggi siamo felici come due adolescenti.
Percorrere
questo tour ci ha permesso di visitare degli angoli inusuali di Los
Angeles, che nessun turista avrebbe mai visto se non per sbaglio. E di
farci una nostra personale idea dell'America.
Rientriamo in hotel
esausti ma con un sacco di riflessioni che ci rotolano nella testa sullo
stile di vita americano, sulla mancanza dei centri urbani, sulla noiosa
omologazione delle strade di Los Angeles, sulla bellezza delle ville
dei miliardari... Visitare Los Angeles a modo nostro ci ha permesso di
completare quell'idea degli Stati Uniti che ci eravamo già fatti a New
York. Un paese gigantesco di cui si parla sempre ma che in realtà ha
molto meno da dire di quanto sembra. Un paese giovane, senza storia,
senza radici e che, anzi, le proprie radici le ha cancellate il più
possibile. Che sembra sempre cercarne di nuove, a seconda della moda del momento. Modernista, dispersivo, consumista all'eccesso, dove il
massimo dell'emozione è visitare quei posti già visti in qualche film. Un'immersione in questo universo ci voleva, soprattutto per poter capire più a fondo quello che vedremo dopo.
New
York e Los Angeles sono due città estreme in ogni senso, affascinanti
per certi aspetti, ma molto povere di bellezza, molto poco
emozionanti.Almeno secondo me.Tutti dicono "che figata vivere a New York", come tutti dicono "che figata vivere in California". Io e Marco dopo esserci stati, diciamo che non ci vivremmo mai.
Sono soddisfatta di aver
confermato le mie idee di sempre. Sono soddisfatta di aver visto con i
miei occhi questi luoghi. E sono in fibrillazione all'idea che il bello
debba ancora venire.
L'America che ho sempre sognato di incontrare
mi aspetta al di là del deserto, lontano dai grattacieli e dalle ville,
nel cuore dell'America, nel cuore della sua storia che è in parte anche
la nostra storia.
E la mia storia...
Se vuoi leggere l'intero diario di viaggio clicca qui
Ecco!! Errata corrige!! Nessuna ricerca di casa...
RispondiEliminaSto seguendo i tuoi interventi sul vostro viaggio negli USA.
RispondiEliminaMi sembri eccessivamente polemica.
Gli stermini dei nativi, il caffè take-away, questo, quell'altro. Sembra non vada bene niente.
Come me lo spieghi?
Non è che sei partita prevenuta?
Ebbene si, partita superprevenuta (ho sempre tifato per gli indiani...) e superpolemica contro l'eccessivo consumismo americano. E questa era la premessa. Ma il il viaggio non è finito e la mia meta deve ancora arrivare...
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