mercoledì 7 marzo 2012

HoneyUSA. La storia sotto i grattacieli di New York

29 luglio 2011 - NEW YORK


E pensare che qui, al posto di tutti questi grattacieli e queste strade c'erano boschi, piccoli villaggi di tribù native, cacciatori, pescatori, coltivatori di mais, fagioli e tabacco, talvolta in guerra tra loro.
E pensare che i primi esploratori europei ad arrivare in questa zona furono italiani, per la precisione fiorentini. Un certo Giovanni da Verrazzano passò di qui con una nave francese nel 1524 e fu seguito solo nel 1609 da Henry Hudson (che diede nome al fiume che sfocia nella baia di New York). In questo periodo bazzicano la zona solo dei mercanti di pellicce della Compagnia delle Indie Orientali, oltre alla ventina di villaggi collegati da sentieri, proprio qui, nei dintorni di Central Park.

I problemi cominciarono a partire dal 1624 quando la Compagnia invia un centinaio di coloni per la creazione di un centro commerciale. Questi si stabilirono nella zona inferiore dell'isola di Manhattan e chiamarono la colonia Nieuw Amsterdam, poichè erano olandesi. Ad essi infatti si deve la caratteristica architettonica delle case alte e a filo strada,  tipiche dei Paesi Bassi alle prese con la gestione del problema delle maree. La leggenda narra che a "comprare" l'isola di Manhattan fu Peter Minuit che la barattò con perline e poche cianfrusaglie.
Iniziano i conflitti con gli indigeni culminati con feroci massacri. Inizia l'importazione degli schiavi africani impiegati nei lavori di costruzione della città. Arrivano anche gli ugonotti e gli ebrei e infine gli inglesi che senza troppa difficoltà subentrano agli olandesi che lasciano una città disorganizzata e abbandonata a se' stessa.

Si verificano le prime rivolte degli schiavi neri, viene costruita la prima sinagoga nei dintorni di Wall Street. Nel 1664 Nieuw Amsterdam diventa New York e già nel 1700 conta oltre 11mila abitanti.
Il resto della storia forse emerge da qualche ricordo dei libri di storia delle superiori: la crescita del malcontento dei coloni verso la madre patria, il generale Washington protagonista degli scontri contro gli inglesi, la guerra di indipendenza americana, la città data alle fiamme, la fuga degli inglesi e la nomina di George Washington come primo presidente degli Stati uniti d'America nel 1789.
Inizia una nuova storia nello stesso anno in cui in Europa ne finisce un'altra, decapitata dalla Rivoluzione francese.

Non c'è alcuna traccia di questa storia tra le strade di New York.

Tutto si sviluppa in altezza come a voler dimenticare le radici e che tutto questo impero del progresso e del denaro è costruito sul sangue degli indigeni e della loro terra.

Non riesco a non pensarci mentre percorriamo le strade nei dintorni del Wall Trade Center e di Ground Zero. Non provo alcuna forte emozione alla vista di quel vuoto. Non sono brava a fare i conti, ma quel giorno l'America e il mondo hanno pianto la morte di circa duemila persone. E me ne rammarico.
Mi chiedo però  chi abbia mai pianto per le centinaia di migliaia di nativi e di schiavi africani sterminati per consentire la costruzione di quelle stesse torri...


Per leggere gli altri appunti di viaggio dagli USA:
http://caffe-amaro.blogspot.com/p/usa-moleskine_05.html

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