2 agosto 2011 - Los Angeles, Disneyland
Partiamo presto. Perchè siamo troppo emozionati all'idea di passare la
giornata a Disneyland, il primo, l'originale e imitatissimo parco dei
divertimenti aperto nel 1955 per volontà di Walt Disney. Ma anche perchè
Disneyland Los Angeles dista 40
km dal centro, dove alloggiamo.
La signorina del navigatore ci conduce in un'autostrada (gratuita) a 6-7 corsie. Non so se le ho contate bene. Quando arriviamo ad Anaheim, il quartiere dove è situato il parco, sono già arrivati centinaia di pullman.
Parcheggio comodissimo, bus navetta, mandrie sconfinate di gente che si avvicina all'entrata ma è tutto molto organizzato e non c'è neanche un minuto di coda. Il biglietto costa le bellezza di 90 dollari a testa.
Certo, siamo stati a Gardaland e Mirabilandia, gira e rigira il concetto è quello. Ma qui volevamo venirci. Perchè il mondo Disney fa parte della nostra storia, della storia della nostra infanzia così come quella attuale, appassionati come siamo di cartoons e film di animazione.
Ci siamo fatti un regalo, ecco, l'abbiamo fatto al nostro essere bambini perchè man mano che passa il tempo ci rendiamo conto che dobbiamo crescere si, ma mai troppo. Dobbiamo continuare a giocare, non perdere mai la voglia di divertirci come quando eravamo bambini.
E' quello che abbiamo fatto, a parte il fatto che siamo rimasti bloccati dentro la giostra dei pirati e pure in quella di Toy Story, e a parte il fatto che l'unica pistola di Toy story che non funzionava era la nostra.
Disneyland Los Angeles non è poi così grande, forse è più grande Gardaland. E non ha tutte quelle giostre da brividi come le montagne russe e tutte le altre sulle quali ne' io ne' Marco ci divertiamo. A renderlo speciale sono i soggetti delle ambientazioni, tutte ispirate al mondo Disney e con un bel settore a tema Star Wars e Indiana Jones. Dopo la piazzetta in stile anni '30 e l'immancabile castello della Bella Addormentata con tutte le giostre della favole, si apre un laghetto con tanto di battello del Mississippi. C'è un bar interamente ispirato a New Orleans e una band di pirati sta cantando una canzone corsara con la chitarra nel piazzale. Laggù troneggia una splendida riproduzione del monte della Paramount Picture.
Gironzoliamo tra la folla come due bambini ai quali nessun adulto dice "aspetta".
E' pieno di gente obesa. Ma pieno. E di anziani invalidi che si trascinano con un girello o in carrozzina (?). E di neonati che strillano sotto il sole storditi dal caldo e dal casino.
Tutti in mano tengono qualcosa da mangiare di grasso, unto o dolce.
La giostrina della pace nel mondo con le barchette bianche che girano dentro una caverna decorata di pupazzi che rappresentano tutti i popoli del mondo, suona una musichetta diabolicamente ripetitiva.
Ma lo spettacolo più straordinario è all'imbrunire, quando inizia il musical con tutti i più famosi personaggi Disney che cantano e recitano dal castello al laghetto per finire con effetti speciali di luci e di fuoco, Topolino che sconfigge il drago della Bella Addormentata (???) e che dice qualcosa tipo "Never stop dreaming".
Fuochi d'artificio. E mi ritrovo a bocca aperta esattamente come il bambino seduto sulle spalle del papà in fianco a me.
"If you keep on believing the dream that you wish will come true", canticchio.
Se vuoi leggere l'intero diario di viaggio clicca qui
La signorina del navigatore ci conduce in un'autostrada (gratuita) a 6-7 corsie. Non so se le ho contate bene. Quando arriviamo ad Anaheim, il quartiere dove è situato il parco, sono già arrivati centinaia di pullman.
Parcheggio comodissimo, bus navetta, mandrie sconfinate di gente che si avvicina all'entrata ma è tutto molto organizzato e non c'è neanche un minuto di coda. Il biglietto costa le bellezza di 90 dollari a testa.
Certo, siamo stati a Gardaland e Mirabilandia, gira e rigira il concetto è quello. Ma qui volevamo venirci. Perchè il mondo Disney fa parte della nostra storia, della storia della nostra infanzia così come quella attuale, appassionati come siamo di cartoons e film di animazione.
Ci siamo fatti un regalo, ecco, l'abbiamo fatto al nostro essere bambini perchè man mano che passa il tempo ci rendiamo conto che dobbiamo crescere si, ma mai troppo. Dobbiamo continuare a giocare, non perdere mai la voglia di divertirci come quando eravamo bambini.
E' quello che abbiamo fatto, a parte il fatto che siamo rimasti bloccati dentro la giostra dei pirati e pure in quella di Toy Story, e a parte il fatto che l'unica pistola di Toy story che non funzionava era la nostra.
Disneyland Los Angeles non è poi così grande, forse è più grande Gardaland. E non ha tutte quelle giostre da brividi come le montagne russe e tutte le altre sulle quali ne' io ne' Marco ci divertiamo. A renderlo speciale sono i soggetti delle ambientazioni, tutte ispirate al mondo Disney e con un bel settore a tema Star Wars e Indiana Jones. Dopo la piazzetta in stile anni '30 e l'immancabile castello della Bella Addormentata con tutte le giostre della favole, si apre un laghetto con tanto di battello del Mississippi. C'è un bar interamente ispirato a New Orleans e una band di pirati sta cantando una canzone corsara con la chitarra nel piazzale. Laggù troneggia una splendida riproduzione del monte della Paramount Picture.
Gironzoliamo tra la folla come due bambini ai quali nessun adulto dice "aspetta".
E' pieno di gente obesa. Ma pieno. E di anziani invalidi che si trascinano con un girello o in carrozzina (?). E di neonati che strillano sotto il sole storditi dal caldo e dal casino.
Tutti in mano tengono qualcosa da mangiare di grasso, unto o dolce.
La giostrina della pace nel mondo con le barchette bianche che girano dentro una caverna decorata di pupazzi che rappresentano tutti i popoli del mondo, suona una musichetta diabolicamente ripetitiva.
Ma lo spettacolo più straordinario è all'imbrunire, quando inizia il musical con tutti i più famosi personaggi Disney che cantano e recitano dal castello al laghetto per finire con effetti speciali di luci e di fuoco, Topolino che sconfigge il drago della Bella Addormentata (???) e che dice qualcosa tipo "Never stop dreaming".
Fuochi d'artificio. E mi ritrovo a bocca aperta esattamente come il bambino seduto sulle spalle del papà in fianco a me.
"If you keep on believing the dream that you wish will come true", canticchio.
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