mercoledì 20 marzo 2013

La grandezza di Ratzinger

Più passano i giorni, più il mondo acclama all'umiltà e alla novità di Papa Francesco e più si definisce la grandezza della scelta di Joseph Ratzinger.
Non ho avuto inizialmente grande simpatia istintiva per Papa Benedetto, come molti. Lo conoscevo già, prima che diventasse Papa, e in particolare mi ero impuntata su alcune sue affermazioni relative alla liturgia accompagnata da musica e strumenti moderni. Avendo per anni animato la messa con canti gioiosi e chitarre e cembali e battiti di mani la sua linea più tradizionale mi infastidiva. Tutto qua.
Poi però ho cercato di superare la mia superficiale diffidenza leggendo alcuni testi scritti da lui e scoprendo un finissimo pensatore dalla fede profonda e bella, molto diverso da quel Papa anziano e tradizionalista che i media (e i comici) dipingevano con sempre più aggressività.
Dopo il lungo e impattante pontificato di Woytjla sarebbe stata dura per chiunque. Ma per lui forse lo è stato ancora di più affermare un'immagine positiva in un contesto di continui scandali e sfide che hanno coinvolto la Chiesa.
Proprio per questo la sua scelta di "dimettersi" assume una sfumatura ancora più grandiosa, una grandezza che richiede un'umiltà straordinaria. Umiltà estrema che si tramuta in forza, ed ecco che alla fine risulta davvero vincente proprio nella sua rinuncia.
Ratzinger sapeva benissimo fin dal primo giorno di pontificato che non avrebbe goduto della stessa simpatia popolare di Woytjla, e ha ugualmente vissuto giorno dopo giorno in perenne confronto col predecessore, pur cosciente di essere in perfetta continuità dottrinale.
Ancor più sapeva come sarebbe stato il confronto con il suo successore, eletto proprio da quegli stessi cardinali nominati da lui che non potevano non scegliere un successore più comunicativo.
Provo una grande ammirazione e tenerezza per Ratzinger in questo momento, in cui vive in diretta l'ennesimo confronto in cui agli occhi della massa risulta il perdente, il vecchio, il conservatore e in cui incarna l'immagine di una Chiesa chiusa e lontana dalla gente, invischiata dagli intrighi di palazzo e offuscata dall'ombra degli scandali.
Proprio lui che ha fatto il gesto più umile di tutti, farsi da parte e sopportare di essere superato in consensi dal suo successore.
Ora, ogni volta che si esalta Papa Francesco per la sua informalità e la sua semplicità, la vicinanza agli ultimi, il cambiamento e la capacità di comunicare un'immagine fresca e nuova della Chiesa, bisognerebbe ricordare che tutto questo è avvenuto proprio grazie al grande coraggio di Benedetto XVI.
Grandissimo.

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