Ho appena pubblicato un libro per raccontare le conseguenze della catastrofe nucleare di Chernobyl, 25 anni dopo, per raccogliere le testimonianze delle tante famiglie italiane impegnate in progetti di solidarietà a favore delle vittime delle radiazioni che continuano ad essere vittime anche e soprattutto dopo 25 anni.
Quando ho iniziato a scriverlo, quasi un anno fa, non sapevo granchè di nucleare, di problemi sanitari o di implicazioni energetiche e politiche prima di divorare qualche decina di libri sull'argomento. Ero partita volutamente senza pregiudizi per potermi creare una mia personale opinione sulla vicenda.
Leggere la cronaca del disastro del 1986, scoprire che la popolazione era stata tenuta all'oscuro di tutto per giorni, analizzare i rischi per la salute sul lungo, lunghissimo periodo è stata per me davvero dura a livello emotivo. Entrare dentro alla tragedia passando per i volti, i ricordi e le paure di chi l'ha vissuta in prima persona è un'esperienza che segna in profondità, che fa venir voglia di urlare, di piangere.
Ma seguirla in diretta sullo schermo di un pc, mentre sei al lavoro e scrivi comunicati stampa su vino ed eventi gastronomici, sbriciando di tanto intando le strisce che scorrono sulla diretta di Rainews... è una cosa straziante.
Sono impotente, muta ma con un sacco di cose da dire.
Leggo con avidità le notizie pregando perchè la situazione non si aggravi ulteriormente, perchè il peggio sia scongiurato, ma so che non è così. Mi sento attraversare dalla disperazione composta del popolo giapponese, come fosse la mia. Mi manca il respiro.
A volte vorrei non aver studiato, non aver saputo, non aver memoria, non avere conoscenza della storia, per non sentire il peso di ogni dramma dell'umanità sulle spalle. Sono fin troppo consapevole di ciò che sta accadendo a Fukushima che mi fa paura svegliarmi al mattino, che mi viene voglia di urlare, di piangere.
Sono arrabbiata, furiosa, perchè troppe persone dimenticano il passato, perchè non si conosce la storia, non si impara nulla dalla storia. Si finisce col fare i soliti stupidi errori di calcolo.
Anche questa volta, come sempre, mentiranno dicendo che non era stato previsto.
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